Editoriali I numeri di Medicina ci ricordano perché senza immigrati l'Italia non ha futuro
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Circa 23 mila infermieri si sono licenziati negli ultimi quattro anni. Le iscrizioni a Infermieristica sono crollate canali di ingresso legali per chi vorrebbe fare questa professione
Redazione 4 set 2024, ilfoglio.it lettura2’
Circa 23 mila infermieri si sono licenziati negli ultimi quattro anni. Le iscrizioni a Infermieristica sono crollate. L'emorragia di operatori sanitari dovrebbe essere tra le priorità del governo, anche ragionare su come ampliare i canali di ingresso legali per chi vorrebbe fare questa professione
AAA infermieri cercansi. Secondo un’indagine svolta dal sindacato degli infermieri italiani, Nursing Up, circa 23 mila si sono licenziati negli ultimi quattro anni, per trasferirsi all’estero o trovare un’altra occupazione. Si tratta di numeri enormi, in un contesto già segnato da un sottodimensionamento degli staff: eppure, le cose potranno solo peggiorare. Anche in questo caso lo dicono i numeri: le domande per il corso di laurea in infermieristica sono crollate da oltre 40 mila nel 2010 a circa la metà nel 2024. Mentre un tempo c’erano più richieste che posti, oggi praticamente il numero chiuso non fa più da filtro, ed è possibile che – se questa tendenza continuerà – nel giro di pochi anni il problema non sarà quello di tenere fuori le persone, ma di trovare studenti per riempire i posti disponibili.
La scarsità del personale sanitario – come ha ricordato ieri il Sole 24 Ore – riguarda anche i medici, ma nel caso degli infermieri il problema è conclamato. E non si tratta solo di una questione italiana: l’allarme riguarda tutta Europa. E’ di pochi giorni fa la firma di una convenzione tra la Commissione Ue e l’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità per aiutare gli stati membri a rendere più attrattiva la posizione di infermiere. L’accordo da 1,3 milioni di euro, della durata di 36 mesi, è – come si dice – troppo poco e troppo tardi. A fronte di una popolazione complessivamente in declino e con un’età media sempre crescente, e quindi più bisognosa di cure, l’emorragia di operatori sanitari dovrebbe essere tra le priorità del governo. E, se l’offerta di lavoro specializzato italiano non è sufficiente, l’esecutivo dovrebbe mettere da parte la retorica e varare un piano per l’attrazione di queste figure dall’estero. Parlare di immigrazione significa anche porsi il problema di come attirare capitale umano: abbandonare la retorica sull’invasione e sugli sbarchi e ragionare su come ampliare i canali di ingresso legali, non solo dal punto di vista quantitativo ma anche da quello qualitativo, è una questione di sopravvivenza per il nostro paese. Altro che prima gli italiani: prima gli infermieri.