L’altra invasione giustizialista
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Il giusto allarme di Violante sull’eccesso di reati penali (e se lo dice lui)
di Redazione | 24 Settembre 2016 ore 06:15
Luciano Violante, in un’intervista a Rocco Vazzana per il quotidiano il Dubbio, denuncia che “c’è un’invasione del diritto penale nelle nostre vite del tutto ingiustificata, perché inidonea a salvaguardare i beni della comunità e dei singoli”.
Sarebbe difficile trovare una definizione più appropriata di quel che comunemente si chiama giustizialismo. Ognuno può poi considerare i diversi casi di questa indebita invasione, da quella rappresentata dalle intercettazioni a strascico alla legislazione che introduce un nuovo reato, magari denominato in inglese, un mese sì e uno no. E’ rilevante che una persona che è stata indicata, non infondatamente, per anni come il massimo rappresentante istituzionale del giustizialismo ora lanci in modo così fermo e preciso un allarme che dovrebbe essere inteso nel suo valore profondo.
L’idea che sia il diritto penale a definire gli stili di vita, i comportamenti individuali come le scelte pubbliche, in sostanza deriva da una concezione in cui non c’è spazio per la libertà e la responsabilità personale.
Quello che una volta si chiamava “stato di polizia” (in realtà facendo un po’ di confusione, visto che quella locuzione rappresentava uno stato che non interviene direttamente nelle dinamiche sociali ed economiche) oggi diventa uno stato penale, in cui l’invadenza delle fattispecie di reato, per giunta ampliate da interpretazioni della magistratura, arriva a definire in modo opprimente i comportamenti delle persone e delle istituzioni.
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Se si verificano episodi di persecuzione sul posto di lavoro si inventa il “mobbing” e il relativo reato, se si diffondono illecitamente sulla rete informatica immagini o registrazioni intime, se ne inventa un altro, il “cyber-bullismo” e così via.
In realtà quello che è effettivamente criminale avrebbe potuto essere perseguito con le leggi già esistenti, mentre quelle nuove servono solo a estendere in modo confuso l’area del reato, invece che determinarla in modo preciso come è richiesto in uno stato di diritto.
E’ insieme un’illusione e un’oppressione, che finisce col limitare la libertà senza peraltro combattere i veri crimini, ed è ora che a questa tendenza ci si ribelli. Magari seguendo le indicazioni dell’ex capo dei giustizialisti.
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