“Human Factor”, il reality vendoliano con frondisti pd
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Tre giorni con De Magistris, Fassina, Civati e Barca. Ma Rodotà li stronca
di Marianna Rizzini | 23 Gennaio 2015 ore 06:17 Foglio
Roma. Un giorno è terrigno scontro nella Pallacorda di Pier Luigi Bersani (l’assemblea dei parlamentari in teoria “non renziani” nel dopo-voto sull’Italicum), con gli sguardi che corrono sospettosi tra gli astanti: ma sarà davvero un non-renziano, il compagno di banco, o è qui per controllarci? Il giorno dopo, però, i pensieri della sinistra pd e della sinistra a sinistra del Pd sono già altrove, proiettati verso le atmosfere rarefatte delle post fabbriche di Nichi Vendola, e per la precisione verso Milano, dove da oggi a domenica 25 (data non casuale, ché il 25 si vota nella Grecia dell’amato Alexis Tsipras) va in scena il reality delle speranze ammaccate: si chiama “Human Factor”, officiano Nichi Vendola con la sua Sel (“conferenza programmatica”, sarebbe la traduzione terra-terra), ma non di soli vendoliani si popolerà la tre-giorni, anzi. Sono in viaggio, infatti, reduci dalla Pallacorda, Stefano Fassina, Gianni Cuperlo e Pippo Civati, triade di dissidenza antirenziana dall’intermittente vis polemica (ci sono stati periodi più tranquilli, ma ieri, alla domanda “è stato Renzi a capeggiare i centouno franchi tiratori che nel 2013 hanno affossato la candidatura di Romano Prodi per il Quirinale?”, Fassina ha risposto “non è un segreto”).
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Ma il treno che porta a Milano, evidentemente, smussa amarezze e prepara all’incredibile: una reunion di scrittori, economisti, giornalisti e politici pre e post lista Ingroia e pre e post lista Tsipras (c’è anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, oltre al sindaco di Milano Giuliano Pisapia e agli immancabili Curzio Maltese e Giancarlo De Cataldo). Ma stavolta, visti i risultati non trionfali delle avventure precedenti, quando ci si era messi a riparlare di lotta di classe, capitale aggressore e diritti da conquistare con bellicosa dialettica di piazza, la sinistra extra-Renzi ricomincia da Vendola, come in un gioco dell’oca in cui si riparta dal “via”, forse per convinzione, forse anche un po’ per disperazione. Fanno fede i concetti di presentazione dello “Human Factor”: “Se sei arrivato fin qui e hai buone idee da mettere in comune, questo è il momento per farlo. Dicci di te, dei tuoi progetti, del sogno di un mondo migliore, sostenibile e giusto. Non sopportiamo la difesa d’ufficio delle ingiustizie esistenti. Ci attrae invece la frontiera di nuove conquiste per gli uomini e le donne… Raggiungiamole insieme”. Si parla di “passione e cuore” al servizio della “costruzione” di una “sinistra del futuro”, si contemplano i grandi interrogativi: “Chiedersi dove va il mondo, e con esso l’essere umano e la natura è la più profonda delle domande…”, ma “il suo giro d’orizzonte si esaurisce nella contingenza del presente”.
Eppure anche di materia è fatto lo “Human Factor” (quarantasette laboratori, duecentosettantadue relatori, millecinquecento iscritti ai tavoli tematici, recita il sito della kermesse, precisando che di numeri in “continuo aggiornamento” si tratta). E così si scopre che, per tre giorni, i tavoli su “se il mercato si fa mondo e il mondo si fa merce” o sulla “trasformazione economica che va contro l’individuo” vedranno affacciarsi persino Fabrizio Barca, Gad Lerner, Lorella Zanardo (in quota “corpo delle donne”) Massimo Cacciari e Susanna Camusso (in video) e forse anche il “fuoriuscito” pd Sergio Cofferati (sempre in video), oltre a vari fuoriusciti grillini da tempo gravitanti alle propaggini del “meraviglioso mondo” di Nichi, quello in cui, come da programma, si scandaglieranno le profondità dell’ipotesi “se prendiamo coscienza che il tempo è scaduto”. Il venerdì, scrivono gli organizzatori, servirà “per pensare”, il sabato “per proporre” (ma c’è pure il dj set), la domenica “per costruire”. Ma alla sinistra di nuovo in cantiere è ieri arrivata la mazzata insospettabile, quella sferrata dal professore di riferimento Stefano Rodotà, che in un’intervista su MicroMega affossa in nuce ciò che Nichi e gli altri detrattori del “cannibale” (Matteo Renzi) vedono in potenza: “Chi pensa di ricostruire un soggetto di sinistra o socialmente insediato guardando a Sel, Rifondazione, Alba e minoranza Pd sbaglia, e lo dico senza iattanza”, dice il prof. “Hanno perduto una capacità interpretativa e rappresentativa della società” è l’epitaffio. E quasi quasi era meno doloroso quando Fausto Bertinotti bocciava il Vendola quasi-governativo (ai tempi di Bersani) mostrando di disdegnare colui che sale sul treno in corsa verso il potere (che poi, beffa delle beffe, non è neppure arrivato).