Napolitano e Renzi. Perché abbraccio stretto, ragioni

Categoria: Firme

forti e conseguenze possibili

di Redazione | 24 Settembre 2014 ore 06:30

Se la vecchia guardia del Partito democratico resiste alla spinta riformista di Matteo Renzi, quella antica e saggia, rappresentata autorevolissimamente da Giorgio Napolitano, invece si spende in un appoggio esplicito e inconsueto, anche se espresso in forma rispettosa del carattere super partes del mandato presidenziale. Quello ricevuto la seconda volta da Napolitano, peraltro, è un mandato sui generis, legato all’impegno a collaborare per la realizzazione delle riforme necessarie da parte delle formazioni politiche che gli  avevano richiesto di restare al Quirinale.

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Il prepotente ritorno di fiamma di posizioni o almeno di atteggiamenti antiriformisti e rissaioli in settori rilevanti delle due principali forze politiche, testimoniato anche dal tira e molla sull’elezione delle magistrature di competenza parlamentare, rappresenta una specie di violazione di quel patto, e giustamente Napolitano ha voluto stigmatizzarlo. Questa intemerata pronunciata con passione, nonostante il tono e il linguaggio sempre controllatissimo, farà riflettere soprattutto quei settori del Partito democratico che sono sinceramente preoccupati dell’abbandono delle certezze tradizionali (e obsolete), mentre non scalfirà le intenzioni di chi usa strumentalmente una battaglia di retroguardia però densa di valori simbolici per cercare di creare difficoltà a Renzi, con l’obiettivo di imporgli di rinunciare alla segreteria del partito. In ogni caso, quale che siano le conseguenze pratiche sul ceto politico, l’intervento di Napolitano aiuta le persone comuni a comprendere che la battaglia in corso ha il senso profondo di un confronto tra un conservatorismo sussiegoso ma vuoto e un riformismo difficile e aspro ma forse capace di far uscire il paese dal lungo stallo, non solo economico, che lo affligge.

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