Il professor Brunetta spiega le sue idee puntute
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con molta simpatica foga. Renzi distrugge il paese.
Il capogruppo di Forza Italia ne è convinto senza bisogno di urlare. Il Foglio è un giornale snob e cinico. Berlusconi sbaglia e si correggerà
Sono Salvatore Merlo, ciao”.
“Ciao”.
“Proposta di intervista: perché urlo contro Renzi”.
“Chi è che urla? Tu stai urlando, stai urlando a favore di Renzi”.
“Non mi pare di aver urlato a favore di Renzi”.
“Nemmeno io urlo, sei tu che mi descrivi come tale nei tuoi pezzi. Mai urlato io”.
“Come vuoi. Ma la fai l’intervista, ti va?”.
“Se tu parti da questa premessa no”.
“Ma tu poi dici quello che vuoi, se non urli non urli”.
“Se dico quello che voglio, potrei dirti cose sgradevoli”.
“Ecco vedi che stai urlando? Ti descrivono aggressivo, e un po’ lo sei”.
“I cretini mi descrivono aggressivo”.
“Dài, ti prego, smettila di urlare. Ho letto una recensione del tuo libro, su Panorama, che mi è sembrata interessante”.
“Leggiti il libro”.
“Il libro me lo devo procurare. La cosa che mi ha colpito è il titolo: ‘Così Renzi ha copiato l’utopia di Brunetta’. Allora mi chiedevo: quali sono le cose che Renzi ha appreso dal tuo pensiero?”.
“Se tu dici buongiorno professore, ti rispondo. Se parli di urla, no”.
“Ma io faccio una rubrica che si chiama urlatori”.
“Ho altro da fare che leggere rubrichette di un giornaletto snob. Se voi fate gli intellettualini, potrò anche ergermi a vostro giudice”.
“Un po’ di ironia, su”.
“Ma io sono pieno di ironia”.
“Non mi sembra”.
“Siete voi che imitate Ferrara”.
“Ma perché ce l’hai con Ferrara?”.
“Ti sto chiedendo di avere un atteggiamento rispettoso nei confronti degli interlocutori. Cosa che tu nei tuoi scritti non hai. Io critico su fatti, sui contenuti, sugli argomenti. Mentre voi da quel giornale, per altre cose intelligente, fate cose ideologiche. Io non ho il vezzo di partire da un pregiudizio ideologico. Parto dai fatti”.
“E partiamo dai fatti. Partiamo da Renzi”.
“Però se tu dici che urlo contro Renzi, non ci sto. Io ho scritto di tutto contro Renzi. Questi sono pregiudizi”.
“Ma si urla in tanti modi. Si urla anche con intelligenza. Adesso, per esempio, un po’ stai ancora urlando”.
“Diventa un luogo comune quello di urlare contro Renzi. E io non sopporto i luoghi comuni. E non sopporto soprattutto i luogocomunisti”.
“Ecco. Renzi è un luogocomunista?”.
“Certo. Ma io lo critico sui fatti”.
“Ok”.
“La mia posizione è l’esatto contrario del vostro endorsement. Che è un endorsement ideologico nei suoi confronti. Un endorsement narcisistico”.
“Va bene”.
“E facevate così anche con la Brambilla”.
“Ok. Ma oggi c’è anche Berlusconi che ha simpatia per Renzi. Non solo il Foglio”.
“Berlusconi ha anche simpatia per delle grandi teste di cavolo. E quindi, che il ragazzino piaccia a Berlusconi, non è una giustificazione né una legittimazione di Renzi. Io ho questo difetto. Parto dai fatti”.
“Me ne dici due, di fatti?”.
“Lui da quando era sindaco di Firenze ha fatto esattamente le cose che facevo io da ministro della Pubblica amministrazione avendo la spudoratezza di dire: non sono mica come Brunetta”.
“Spudorato”.
“E questa è la disonestà intellettuale di questo ragazzetto da ruota della fortuna. L’altro giorno ha fatto la conferenza stampa sulla riforma. O meglio su una lettera con dei titoli. Senza saper nulla di nulla. Lui si è accreditato come il grande riformatore. Ma di che? Riformatore del nulla”.
“Del nulla. Ma tu lo smascheri con le slide”.
“Io lo scrivo dal primo giorno che sono soltanto annunci. L’Italicum è un colabrodo. Sono persino d’accordo con Travaglio oggi. L’Italicum è un colabrodo che sta finendo come il pesce di Hemingway”.
(segue dalla prima pagina)
Brunetta: “La riforma del Senato è scritta con i piedi ed è ridicola. E l’unica cosa buona che ha fatto Poletti si sta degradando. Il Jobs Act non esiste. Esiste solo una delega. L’uomo, Renzi, è una macchietta. E io l’ho già inchiodato sui contenuti. Non sa che da quindici anni a questa parte è in corso un processo d’informatizzazione dei sistemi nella Pubblica amministrazione, cui io ho dato un colpo decisivo, e che spetta solo di essere attuato”.
“Come ti spieghi il grande successo che ha Renzi?”.
“Quale successo?”.
“Beh, ce l’ha”.
“No. Cinque ore al giorno di televisione. Questa è la spiegazione”.
“Però persino nel tuo partito gode di ampi riconoscimenti”.
“No, no, no, noooo. Qualche riconoscimento gliel’ha fatto Berlusconi. E basta”.
“C’è Denis Verdini che è mezzo renziano”.
“… mmmm”.
“E’ un fatto”.
“A livello di base non è così. Renzi non piace a Forza Italia. Berlusconi gli aveva dato fiducia al Nazareno, quando si sono incontrati. Una fiducia data a Renzi in qualità di segretario di partito. Prima dello ‘stai sereno Enrico’. Poi è cambiato tutto”.
“Ma poi Berlusconi lo ha incontrato di nuovo Renzi”.
“La fiducia era sulla legge elettorale. E ora la legge elettorale non esiste più. E’ spiaggiata da sette settimane”.
“E perché allora Berlusconi ha rivisto Renzi? Anche dopo il Nazareno”.
“Per me l’incontro è stato un errore”.
“Ma Verdini è uno importante da voi”.
“Io intendo parlare di Renzi. Renzi è un grande bluff che sta distruggendo il paese. Lo sta facendo diventare un cumulo di macerie. Senza prefigurare nulla di positivo per il futuro. Perché la riforma del Senato è scritta con i piedi”.
“Sì l’hai detto prima”.
“Ascoltami, ti sto facendo un discorso importante”.
“Ok”.
“… e in questo cumulo di macerie, che distrugge il passato e il presente, il rischio è che si infili Grillo. Questa è la vera responsabilità di Renzi”.
“Ma lui incrocia la ripresa economica”.
“Ma tu ne sei certo? La ripresa in questo momento in Italia non c’è. E te lo dice il professor Brunetta. Il miglioramento finanziario, miglioramento tra virgolette, è dovuto a dinamiche internazionali. Flussi di liquidità. Punto”.
“Ma infatti non dipende da Renzi. Ma se riparte la locomotiva internazionale anche l’Italia riparte. E Renzi ci guadagna, ne ha il merito indiretto”.
“Ma non è vero. Non è così. Lui si è preso solo alcune poltrone. Di potere”.
“Le nomine anche”.
“Sì. Le nomine. Forse serviranno al suo bilancio di potere. Ma non servono al consenso. Il consenso è un’altra cosa. Lui è uno dei più grandi equivoci, uno dei più grandi bluff della storia recente del nostro paese. Ed è una grande tristezza che il Pd, nelle sue convulsioni suicide, sia riuscito ad esprimere una personalità come la sua”.
“Però Renzi non dice che Berlusconi è un malfattore, il Caimano. Lo rispetta”.
“Questa affermazione è talmente banale… Non basta per essere valutato positivamente il fatto che non insulta”.
“Ma prima a sinistra era diverso”.
“La sinistra ha un’indole suicida. Demonizzava e dunque perdeva”.
“E ora che non demonizza più infatti vince”.
“No. Renzi, che non demonizza più, distrugge il paese. Perché pensa di essere più furbo degli altri. La responsabilità di Renzi è quella di distruggere questo paese”.
“Piero Pelù, il cantante, lo ha chiamato ‘piccolo figlio di Gelli’”.
“Io non insulto nessuno. Parto dai fatti. E io dico solo che Renzi non ha la statura né morale, né politica, né culturale, per riformare nulla. Né per proporre una nuova idea di paese. E’ uno che non ha mai lavorato in vita sua, che ha sempre fatto il democristiano. Uno che è vissuto sempre non di contenuti ma di ‘spiazzamenti’. Renzi è ben poca cosa, ben povera cosa”.
“Panorama oggi scrive che Renzi ti ha copiato”.
“Leggiti il libro. L’ho anche scritto nella parte finale dei ringraziamenti”.
“Tu credi che Renzi, o qualcuno del suo entourage, possa avere letto i tuoi scritti?”.
“No. Assolutamente no. Lui al massimo legge i risvolti di copertina”.
“Beh. Lui forse sì, come tutti i politici. Ma avrà qualcuno che legge per lui”.
“Non lo so se Baricco, che gli faceva da ghost writer, o qualcun altro ha letto le mie cose. Ma non pretendo di essere il maître-à-penser…”.
“Sei il maître-à-penser inconsapevole di Renzi, dài”.
“Renzi secondo me non ha maître-à-penser, è maître-à-penser di se stesso. Non ha l’umiltà. Purtroppo è un grande equivoco in cui è caduto anche Berlusconi”.
“Perfetto”.
“Ma Berlusconi ha una grande capacità. Si accorge dei suoi errori”.
“O persevera, molto spesso”.
“Sì. Però il Berlusconi che preferisco io è quello che si accorge dei suoi errori. E ne vedremo delle belle adesso. Anche in tempi molto rapidi”.
“Abbiamo finito”.
“Me lo rileggi però, dopo”.
“Solo se urli ancora un po’”.
(A fine intervista il prof. Brunetta mi racconta d’aver vinto una scommessa con Renzi alcuni anni fa. “In palio c’era una Montblanc”. Brunetta alla fine ha vinto. Ma Renzi non gli ha dato un piffero. “Cavillava. In economia si direbbe azzardo morale”)
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di Salvatore Merlo – @SalvatoreMerlo, 3.5.2014