Giustizia sommaria e femminile

Quando ci vuole ci vuole: Fede e gli altri stecchiti dalle donne

Le nostre amiche femministe non saranno contente, ma dobbiamo dire le cose come stanno. Le incredibili condanne puritane degli amici di Berlusconi che bisbocciavano con lui ad Arcore sono state emesse da un’altra giuria di sole donne. Va bene che nella scuola e nella magistratura è in atto una diffusa avanzata del genere femminile, ciò di cui entro certi limiti è bene compiacersi, ma la cosa mette in sospetto. Una giuria di sole donne in Florida ha mandato assolto George Zimmerman dall’accusa di omicidio del giovane nero Trayvon Martin. Gli americani, politicamente corretti come pochi ma non dementi, si sono interrogati, come abbiamo riferito negli scorsi giorni sul Giornale e qui: una giuria tutta femminile forse può non essere, come per esempio una giuria formata di tutti bianchi o tutta di minoranze razziali, perfettamente rappresentativa del popolo in nome del quale si pronuncia, così sospettano i liberal dell’Atlantic e altri osservatori. Da noi è criminale anche solo interrogarsi in merito. Dunque è bene interrogarsi.

Fede e gli altri sono un po’ buzziconi, come tipi e come amici. Piace loro vivere, giocare, spendere, essere visibili, e il sesso maschilisticamente inteso è certamente stato, nella loro retorica, un oggetto linguistico inviso alle classi chiacchierine, agli intellettuali raffinati e meno, e alle masse femminili in lotta per la dignità del corpo della donna. Ma sette anni di galera, e cinque alla Nicole Minetti, per essere stati parte di un giro da commedia all’italiana, questa è la trasformazione in racket di una compagnia privata, di una combriccola di commensali. La sentenza femminile di Milano sembra un delitto contro l’umanità, se correttamente si intenda il significato della parola, alla commissione del quale va ora imputata un’immagine alla rovescia del paese talebano. La donna non come impurità, ma come purificazione.

Giuliano Ferrara, F.Q. 19/7

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