Anche centri sociali e anarchici

in visita al cantiere del Tav. L’attivista Luca Abba fu protagonista di un incidente

dopo esser salito su un traliccio: anche lui è nella lista delle persone che potranno entrare nel cantiere del Tav

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 Nella lista stilata dai parlamentari anche i contestatori più radicali, inseriti come “collaboratori” di deputati e senatori per accedere all’area off limits

MASSIMO NUMA per la Stampa 21/3. I neo senatori Giorgio Airaudo (segretario Fiom), Sel, e il Cinque Stelle Marco Scibona hanno comunicato ai dirigenti di Ltf, la società che sta realizzando la linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione, i nomi dei parlamentari che visiteranno il cantiere sabato mattina, prima della marcia No Tav in programma nel pomeriggio da Susa a Bussoleno. Per Sel solo 12, 76 gli onorevoli e i senatori per i Cinque Stelle, ma in più ci sono anche 49 «collaboratori» al seguito. Spiega Airaudo: «Noi non avremo nessun accompagnatore. Il nostro percorso è diverso, non entro nel merito delle scelte altrui». 

 I grillini, infatti, vogliono far entrare nel recinto di Chiomonte - dove sono avvenuti, dal giugno 2011 all’8 febbraio scorso 37 incidenti con feriti tra forze dell’ordine e manifestanti - proprio alcuni tra gli esponenti più radicali del movimento che si batte contro il supertreno. Nell’elenco c’è l’anarchico di Exilles Luca Abba, pluri-denunciato e già imputato in diversi procedimenti penali aperti dalla procura di Torino, a giudizio per altri fatti analoghi, avvenuti a partire dal 2009 sempre in Valsusa. Abbà, nel febbraio 2012, durante le operazioni per l’allargamento del cantiere (è in corso la costruzione del tunnel geognostico della Torino-Lione, già superata la profondità di 50 metri), salì volontariamente su un traliccio, cadendo poi rovinosamente dopo aver sfiorato i fili ad alta tensione. Ferito gravemente, si è ripreso dopo mesi di cure. C’è anche il bancario in pensione Alberto Perino, 69 anni, portavoce storico del movimento, anche lui indagato. L’accusa più grave che i pm del procuratore Giancarlo Caselli gli hanno contestato, per ora, è l’istigazione a delinquere. Scibona tra i «collaboratori» ha inserito anche Lele Rizzo, uno dei capi del centro sociale Askatasuna, fondatore del Clp (Comitato di Lotta Popolare), succursale della Val Susa. Rizzo, proprio ieri durante una trasmissione in streaming sull’emittente torinese Radio Black Out, ha detto, tra l’altro, che le «forze istituzionali (vedi Cinque Stelle o Sel) che vogliono mettere il cappello sul movimento si prendono una brutta rogna, perché noi siamo abituati a combattere con i nostri sistemi». Rizzo è noto in Val Susa per avere definito lo sgombero del presidio No Tav di Chiomonte (27 giugno 2011) come la «madre di tutte le battaglie», quella che si doveva vincere a tutti i costi per impedire la costruzione del cantiere. Ma il presidio ribattezzato «Libera Repubblica della Maddalena» resistette poche ore.

 Seguono l’avvocato del legal team No Tav, Stefano Bertone, protagonista di un altro «No»: si battè invano per impedire lo svolgimento delle Olimpiadi Invernali del 2006; quindi altri due legali, Massimo Bongiovanni e Danilo Ghia, anche loro della «squadra legale» che tutela gli oltre mille attivisti No Tav già arrestati, indagati e già sotto processo per svariati reati. Non solo il fronte penale. I legali No Tav hanno presentato oltre 30 ricorsi al Tar contro l’Alta Velocità. Le chiamano «barricate di carta». Sino a ora, ne hanno vinto però solo uno, per ottenere la visione di alcuni documenti legati al progetto. E ci sono anche i tecnici: tra questi, Luca Giunti, Mario Cavargna Bontosi, Ivan Cicconi, autore di libri e saggi contro il Tav; Massimo Zucchetti, docente del Politecnico, denunciato per minacce e diffamazione da alcuni attivisti No Tav; Roberto Vela; Luca Carabetta, Domenico Fragapane e Paolo Prieri. Poi i giornalisti: Fabrizio Salmoni, indagato per diffamazione nei confronti del questore di Forlì, Salvatore Sanna (uno dei dirigenti più impegnati nella vertenza) e il blogger Claudio Giorno. Quindi Luca Perino, che abita con la famiglia a San Giuliano di Susa, dove sorgerà la nuova stazione ferroviaria. Fa il reporter durante le manifestazioni. Poi un gruppo di attivisti da anni in primo piano nel contrasto al Tav, come Alberto Veggio, Marina Clerico della Comunità Montana del presidente pd Sandro Plano, No Tav e tra i promotori della marcia di sabato. Infine un altro nucleo di giornalisti di un periodico locale, considerato vicino al movimento. Chiude l’imprenditore No Tav Fulvio Durando di Bussoleno.

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