Russia, le sanzioni debbono essere tolte
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Gli Stati Uniti hanno deciso il disgelo con l'Iran (e Cuba) fiutando i benefici per la loro economia. Non possono costringere l'Europa a mantenere il boicottaggio verso la Russia
di Carlo Valentini Italia Oggi 19.6.2016
Matteo Renzi è stato criticato per avere puntato le carte italiane in Europa sulla figura dell'Alto rappresentante per gli affari esteri, cioè il ministro degli Esteri dell'Ue, anziché su chi decide sulla concorrenza o sulle politiche agricole o sull'informatizzazione, ruoli che certamente incidono di più sull'economia. Adesso l'Alto commissario agli esteri, Federica Mogherini, potrebbe, in un certo senso, prendersi la rivincita e intervenire a favore dell'economia italiana (ed europea) guidando la cessazione dell'embargo contro la Russia, voluto dagli Stati Uniti e accettato dai Paesi Ue. Si trattava di dare un segnale di riprovazione a Vladimir Putin per l'annessione della Crimea e le minacce all'Ucraina. A due anni di distanza non si comprende perché il dialogo con la Russia non possa riprendere e le sanzioni cancellate (pur rimanendo il non riconoscimento dell'annessione). Esse, tra l'altro, incidono più negativamente sull'economia italiana che su quelle degli altri Paesi, con danni che stanno diventando irreversibili (sarà difficile recuperare quote di mercato conquistate da altri). Insomma, Mogherini se ci sei batti un colpo. Tra l'altro, a luglio scadrà la prima fase delle sanzioni e potrebbe essere l'occasione per intervenire.
Gli Stati Uniti hanno deciso il disgelo con l'Iran (e Cuba) fiutando i benefici per la loro economia. Non possono costringere l'Europa a mantenere il boicottaggio verso la Russia. Non si discute la liceità delle sanzioni di fronte a un'emergenza. Ma l'esperienza insegna che il loro impatto è per lo più simbolico. Nel 1935 la Società delle Nazioni deliberò le sanzioni contro l'Italia colpevole di avere aggredito l'Etiopia. Una decisione che finì per rafforzare il fascismo. Così come si è rafforzato il nazionalismo russo di fronte all'embargo occidentale. Ora che la situazione ucraina sembra stabilizzata, è assurdo continuare nel muro-contro-muro, chiedendo sacrifici all'industria italiana che ha perso in questi due anni 3,6 miliardi di export (il conteggio è della Cgia di Mestre). Guai a chiudere gli occhi pur di fare affari ma l'embargo non deve neppure essere usato, indirettamente, per indebolire un'economia fortemente export oriented come quella italiana.
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