A Merkelandia non c'è posto per i nani del debito. Che cos'è la Kerneuropa? Saper tenere la contabilità
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economica e sociale a posto. Il voto del Parlamento ellenico di oggi serve a capire se la Grecia è ancora credibile
di Mario Sechi | 15 Luglio 2015 ore 16:42Foglio
Dove si pialla, cadono i trucioli.
(proverbio tedesco)
C’è Merkelandia, poi c’è Nanolandia. C’è la cancelliera, poi il carrozzone di Mangiafuoco con il suo gran teatro dei burattini. C’è la statista, poi variopinte leadership incerte e acerbe. C’è Angela Merkel, poi viene tutto il resto. Ora che gli Oxi di seppia sono là, spiaggiati, inanimati, tutto è chiaro: ci sono due mondi. Uno solo vincerà e non sarà quello del sinistrismo e destrismo fallimentare. L’Eurovertice più lungo della storia dell’Unione mette il punto su un capitolo e ne apre un altro: l’euro resta irreversibile, l’appartenenza al suo club no. Non è una rivoluzione, ma il ritorno di un pensiero e una parola: Kerneuropa. L’idea che un nocciolo duro di Stati costituisca l’Unione, in attesa che altri paesi possano entrare nell’Eurozona dopo aver dimostrato di saper tenere la contabilità economica e sociale a posto. Nella Kerneuropa non c’è posto per la Grecia senza responsabilità. A questo serve il voto del Parlamento ellenico, a dimostrarsi credibili con chi ti aiuta versando moneta sonante sul tuo conto in profondo rosso.
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Quando Wolfgang Schauble ha mostrato l’arma nucleare a Tsipras – il Grexit a tempo – aveva in mente esattamente quello che negli anni Novanta teorizzava insieme a Karl Lammers, la Kerneuropa. Agitare il Grexit era un artificio diplomatico che serviva alla Germania per condurre il negoziato con Atene sulla strada dei numeri, dei vincoli, delle scadenze, ma il timer non era spento, era avviato. Tic tac tic tac… Kerneuropa. A quel punto, a Tsipras non è rimasto altro da fare: togliersi la giacca. Il premier greco ha scoperto che non esiste solo l’Oxi ma anche il Nein. La tragedia di Tsipras è stata quella di non capire che oggi anche le élite tedesche – e i socialdemocratici guidati da Sigmar Gabriel – sono pronte a far accomodare la Grecia fuori dall’Eurozona. La Germania ha cambiato format. E’ una sceneggiatura che parte quindici anni fa, quando Angela Merkel conquista la leadership della Cdu nel 2000 e cinque anni dopo diventa cancelliera. Merkel ha davanti un paese con disoccupazione crescente, alta pressione fiscale e tasso demografico zero. Una nazione vecchia a cui il padreternalismo utopistico dei socialdemocratici non basta più. La risposta della Merkel è la trasformazione dell’agenda del Cdu, l’operazione-verità sulla Germania, la trasformazione di un’idea politica di rinascita in impietosi grafici di McKinsey, non un retorico discorso politico, ma la rigorosa matematizzazione del futuro che si sposa con la tradizione della filosofia tedesca. Immanuel Kant, Critica della Ragion Pratica: “Il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me”. Il cielo stellato di Merkelandia è fatto di imperativi categorici che si traducono in numeri, è l’immateriale che diventa materiale. Sono i “dettagli tecnici” che Matteo Renzi dice di non capire quando guarda all’Europa. Ma in realtà, sono l’essenza della politica tedesca. Necessità. Responsabilità. Fatti.
Numeri: in Germania la disoccupazione nel gennaio del 2005 era pari al 13.6 per cento, dieci anni dopo, nel giugno del 2015 quel numero è diventato un 6.2 per cento. Lavoro, il pane di ogni nazione. Questa illuminante parabola è un processo che non si esaurisce con la parola euro, perché la moneta unica è stata lo strumento di tutti. Dovrebbe saperlo chi in varie fasi della vita italiana ha governato, in alto e in basso. Matteo Salvini chieda lumi agli imprenditori della Lombardia-Bayern o del Veneto-Westfalen. Nichi Vendola ripassi i meravigliosi bilanci della sua regione, la Puglia e converta tutto in lire. Vedrà che spettacolo. Non si può vedere una persona intelligente come Renato Brunetta che fa l’elogio di un avventuriero senza abaco come Tsipras. La sinistra che fa la destra. E la destra che fa la sinistra. E Grillofakis i suoi adepti? Si sentivano come oracoli a Delfi. Hanno finito per dare del traditore ad Alexis Troikas. Poi ci sono gli intellettuali Erasmus, quelli che sognano l’Orgasmus contabile: le Spinelli, i Maltese, i pensosi editorialisti della tipografia collettiva che criticano “la brutalità” della Germania. Davvero? Loro ai debitori incalliti stendono tappeti rossi? Abbiamo sentito Gianni Pittella dare dell’irresponsabile a Schauble. Davvero? E chi permette all’azienda pubblica ellenica che distribuisce l’energia elettrica di perdere 20 milioni di euro al giorno cos’è? Un benefattore? I greci non pagano né le tasse né l’energia. Le bollette arretrate sfiorano i due miliardi di euro. Paga tutto il Pse di Pittella?
I neo-tsipranti italiani, dovrebbero ricordare cosa accadde alla lira nel 1992 quando George Soros decise di dare una shakerata al Sistema Monetario Europeo: Bankitalia fu costretta a vendere 48 miliardi di dollari di riserve, la lira si svalutò del 30 per cento e l’Italia uscì dallo Sme. Per rientrarvi il governo Amato varò una manovra monstre da 93 mila miliardi di lire e introdusse l’Ici. Cinque mesi prima, già in fase di annegamento, fu deciso il prelievo forzoso sui conti correnti. L’Italia della lira era uno Stato-Zombie. Come si giustificò Soros? “Gli speculatori non hanno colpe. Queste semmai competono ai legislatori che permettono che le speculazioni avvengano. Gli speculatori sono solo i messaggeri di cattive notizie”. Bingo! Tsipras ha imbroccato il più grande dei fiaschi politici con il referendum e regalato ai greci un conto ancor più salato del primo accordo che lui aveva rifiutato. Niente male per un difensore del popolo. Angela Merkel poteva spingere il pulsante Grexit subito, ma ha scelto di dare al Parlamento ellenico l’ultima parola. Responsabilità. Ancora una volta, sarà Oxi o Nai. Democrazia, no? Atene è stata nella storia “il nuovo inizio” di molte cose. Oggi si vota. Dentro o fuori. E’ un memento anche per chi sta seduto su due trilioni di debito pubblico. Merkelandia? E’ cominciata l’èra della Kerneuropa. E dove si pialla, cadono i trucioli.
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