Cosa significa per un populista avere paura del popolo. Alexis Tsipras ha brandito l’arma del referendum
- Dettagli
- Categoria: Estero
con l’aggressività che gli è naturale, anche se in una settimana organizzare una consultazione popolare non è roba semplice nemmeno per uno che dice di interpretare il volere del popolo come nessun altro
Una manifestazione ad Atene a favore della permanenza della Grecia nell'euro (foto LaPresse
di Paola Peduzzi | 02 Luglio 2015 ore 19:43
Alexis Tsipras ha brandito l’arma del referendum con l’aggressività che gli è naturale, anche se in una settimana organizzare una consultazione popolare non è roba semplice nemmeno per uno che dice di interpretare il volere del popolo come nessun altro. Tocca per esempio dare mandato al ministero della Giustizia di chiudere le corti fino all’8 giugno, così non ci si può lamentare troppo e il dipartimento può lavorare sereno a far sì che la parvenza legale, almeno quella, del referendum sia salva (tante parole spese per spiegare il legame stretto tra il populismo e il totalitarismo, tanti libri letti, citazioni altissime, e poi ecco che il premier greco giovane e senza cravatta ne dà una rappresentazione perfetta).
ARTICOLI CORRELATI Consigli per sopravvivere a cena con lo tsipriota italiano Così Apple e Ryanair danno lezioni di mercato agli economisti fan di Tsipras Il grande disegno di Al-exit Tsipras Scusate ma la sovranità del valoroso popolo greco stavolta non c’entra nulla Tsipras e il partito (cialtrone) del “è tutta colpa del liberismo”
La Corte suprema greca, che funziona anche se tutto intorno il paese si spegne, oggi dovrebbe decidere se la consultazione è anticostituzionale o no, ma molti non s’aspettano grande clamore attorno alla notizia, Tsipras ha deciso che si fa e Tsipras piegherà le regole, ancora una volta, a suo piacimento – basta guardare il sito ufficiale del referendum: è di fatto un sito di propaganda per il “no”. Semmai il problema è che la maggior parte dei greci non riesce a tornare a casa per votare, per non parlare di chi abita all’estero, come ha raccontato Politico (da Bruxelles si spendono almeno 700 euro per un aereo in questi giorni, e Tsipras sarà anche contento, ché gli eurocrati che tornano a votare non sono graditi, anche perché, come ripetono molti, se votare alle elezioni è obbligatorio, non lo è al referendum, per cui voi del “sì” statevene pure a casa), che le code davanti ai distributori di benzina sono da paese fallito, che i bancomat ora erogano 60 euro al giorno al massimo, ma da lunedì forse saranno fuori servizio.
Buttare in faccia la massima espressione della democrazia ai democratici dell’Europa: che gran trovata. Non fosse che il referendum è un’arma contundente, così come lo è il populismo, si può finir pentiti di aver voluto farsi portavoce della volontà popolare. L’Europa su questo ha un’esperienza decennale, sente “consultazione popolare” e sa che perderà, figurarsi se qualcuno ha mai avuto voglia di salvarla, quest’unione. Ma ora la questione è più complessa, c’è un’indecisione che nemmeno Tsipras può decifrare. Non accade, ma se accade che vince il sì, ancora una volta scopriremo qualcosa, nella mostruosità greca, e cioè che se il populismo sfida il popolo non è detto che vinca.
Categoria Estero