: L’ALLEANZA ATLANTICA NON È PIÙ IL GARANTE INCONDIZIONATO DELLA SICUREZZA OCCIDENTALE È SOTTO VERIFICA POLITICA
26 giu 2025 13:55 dagospia.com lettura3’
ETTORE SEQUI: “L’APPARENTE SUCCESSO DIPLOMATICO MASCHERA UNA VERITÀ GEOPOLITICA: L’ALLEANZA ATLANTICA NON È PIÙ IL GARANTE INCONDIZIONATO DELLA SICUREZZA OCCIDENTALE. È DIVENTATA UNA STRUTTURA SOTTO VERIFICA POLITICA COSTANTE, SUBORDINATA ALLA VOLONTÀ DEL PRESIDENTE AMERICANO” – “SE L’IMPEGNO AMERICANO DIVENTA VARIABILE, LA CREDIBILITÀ DELL’OMBRELLO NUCLEARE VACILLA. E CON ESSA L’INTERO SISTEMA DI SICUREZZA EURO-ATLANTICO” – “SE LA PROTEZIONE AMERICANA È CONDIZIONATA IN EUROPA, PERCHÉ DOVREBBE ESSERE INCONDIZIONATA ALTROVE?”
Estratto dell’articolo di Ettore Sequi per “La Stampa”
Il vertice NATO dell’Aja sarà ricordato anche per ciò che ha taciuto oltre per ciò che ha deciso.
La storica promessa degli alleati di portare la spesa per la difesa al 5% del PIL […] è diventata la narrazione dominante. Ma sotto la superficie, l’Alleanza vive una delle sue fasi più fragili e ambigue.
Il cuore dell’ordine transatlantico -la protezione americana, la coesione strategica europea, la deterrenza collettiva- è oggi sotto crescente pressione. Le minacce esterne si intrecciano con una crisi interna: quella della fiducia e della coerenza.
La dichiarazione finale del vertice, appena cinque paragrafi, dice più di quanto sembri. Un solo riferimento generico a Mosca, nessuna condanna. Una riga su Kiev. Nessun accenno alla deterrenza nucleare. Nessuna strategia sull’allargamento.
È una resa narrativa anticipata a Trump, che all’Aja si è presentato non come garante della NATO, ma come arbitro del suo funzionamento.
L’Aja non è stata un rilancio dell’Alleanza, ma la sospensione delle sue contraddizioni.
L’apparente successo diplomatico maschera una verità geopolitica: la NATO non è più il garante incondizionato della sicurezza occidentale.
È diventata una struttura sotto verifica politica costante, subordinata alla volontà del presidente americano, più che alla coesione dei suoi membri.
Il vertice dell’Aja ha mostrato un doppio volto: un comunicato vago sulla Russia e una calorosa stretta di mano tra Trump e Zelensky. Un’apparente contraddizione che rivela una strategia precisa: tenere aperti i canali con Mosca senza rompere con Kiev. L’Ucraina resta formalmente nell’orbita occidentale, ma senza alcun vincolo strategico concreto. La NATO tace, l’America tratta.
La dichiarazione di Trump - «We’re with them all the way» (siamo con voi fino in fondo) - voleva essere un segnale di rassicurazione. In realtà, segna una svolta: il passaggio dalla deterrenza automatica a quella condizionata.
L’impegno americano è stato ridefinito come moneta di scambio, vincolata all’aumento della spesa militare europea. Non più solidarietà strategica, ma logica transazionale.
Il vertice ha così rivelato un punto di frattura: la ridefinizione implicita dell’articolo 5, cuore politico e giuridico dell’Alleanza.
[…] Trump ha detto che l’impegno statunitense «dipende dalla definizione» dell’articolo. Probabilmente intendeva esercitare pressione per l’aumento delle spese al 5%. Ma questa ulteriore manifestazione della sua “deterrenza comunicativa” ha generato incertezza.
Per la prima volta un presidente americano ha esplicitamente relativizzato il principio della difesa collettiva.
Se l’impegno americano diventa variabile, la credibilità dell’ombrello nucleare vacilla.
E con essa l’intero sistema di sicurezza euro-atlantico. La deterrenza si trasforma da automatismo condiviso in opzione discrezionale, attivabile secondo l’interesse politico americano del momento.
Il cosiddetto “5 × 5” (5% di spesa per 5% di garanzia americana) - non è un patto, ma un rapporto condizionato, e quindi instabile.
È deterrenza solo per chi può permettersela. Per molti bilanci europei è semplicemente insostenibile. Ma se la sicurezza diventa selettiva, l’Alleanza smette di essere collettiva.
Il messaggio […] A livello globale è stato colto con estrema chiarezza: se la protezione americana è condizionata in Europa, perché dovrebbe essere incondizionata altrove? Se Trump può relativizzare la difesa collettiva in Europa, cosa gli impedisce di farlo con il Giappone o la Corea del Sud? […] Il vertice dell’Aja non ha rafforzato la deterrenza americana. Ha esportato i suoi limiti.
La realtà è che oggi la NATO è più esposta di quanto il comunicato finale lasci intendere. Le parole di Trump suonano rassicuranti.
Ma nel sistema internazionale, le rassicurazioni prive di credibilità strategica sono peggiori dell’ambiguità: generano illusioni.
L’articolo 5 resta scritto, ma sospeso. […] E un’Alleanza che ha smarrito il senso di ciò che difende è destinata a indebolirsi.
La vera sfida per la NATO non è contabile, ma strategica. Non sarà il 5% a salvare l’Europa, ma la credibilità dell’impegno politico europeo alla propria autodifesa: capacità autonome, chiarezza, coesione strategica.
La NATO può sopravvivere a Trump, ma solo se l’Europa smette di vivere sotto tutela e inizia a costruire potenza. Se la protezione americana ha un prezzo, l’Europa non può più pagare con l’illusione della sicurezza garantita.