Cattolici per Trump. The Donald ha fatto meglio perfino di Bush

Il ruolo del vice Pence, “cristiano, conservatore e repubblicano”. Determinante anche il trattamento che i cattolici hanno ricevuto dall’Amministrazione Obama e dalle élite progressiste. Quanto ha pesato il voto cattolico alle presidenziali di martedì

Mike Pence  dopo l'elezione di Trump e mappa dei risultati elettorali (foto LaPresse)

di Matteo Matzuzzi | 11 Novembre 2016 ore 06:07 Foglio

Roma. Il 52 per cento dei cattolici americani ha votato Donald Trump, contro il 45 di quanti hanno scelto Hillary Clinton. Una differenza di sette punti, addirittura superiore a quella registrata da George W. Bush nel 2004 contro il democratico John Kerry (52 a 47). Nelle ultime due elezioni – e perfino in quella del 2000, quando a Bush si opponeva il liberal Al Gore, vicepresidente uscente – i Dem avevano sempre prevalso: di due punti nel 2012 (Obama vs Romney), di nove nel 2008 (Obama vs McCain). I cattolici ispanici hanno preferito come da previsione Clinton, benché con percentuali meno ampie rispetto a quattro anni fa. Si tratta di numeri meritevoli di sottolineatura, soprattutto se si considera che “Trump sembrava meno allineato con i tipici ‘valori cattolici’ rispetto a un candidato come Mitt Romney (che è mormone, ndr), che seppur di poco perse il voto cattolico nel confronto con Obama”, ha scritto la National Review. Voto, quello cattolico – che rappresenta circa il 25 per cento dell’elettorato complessivo (stabile nelle varie tornate elettorali) – che mai è stato “proprietà” di uno dei grandi partiti americani e che stavolta ha punito sia le politiche degli otto anni di Barack Obama sia la piattaforma ben poco conforme ai princìpi cristiani (58 per cento a 39 in favore di Trump è stato il voto dei protestanti) di Hillary Clinton.

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Ha scritto Alexandra DeSanctis sempre sulla National Review che è stato determinate il “trattamento che i cattolici hanno ricevuto dall’Amministrazione Obama e dalle élite progressiste” più che una naturale predisposizione del presidente eletto a far propri quei valori specifici. “Benché abbia sostenuto il movimento pro-life e la libertà religiosa, i suoi pregressi in questo campo sono meno chiari. Data la sua storia di appoggio ai democratici, di certo su aborto e matrimonio non pare essere il miglior paladino dei valori cari ai cattolici”, ha aggiunto DeSanctis. Ecco perché l’investitura ha più i tratti del credito di fiducia per i prossimi due anni, a scadenza dei quali si tornerà alle urne per rinnovare la Camera dei rappresentanti e un terzo del Senato. Fiducia però non improvvisata, dal momento che il vicepresidente repubblicano sarà quel Mike Pence che per definire se stesso ha detto “sono un cristiano, un conservatore e un repubblicano, in quest’ordine”. 

I motivi della scelta pro Gop sono insomma più profondi, e forse non è stato dimenticato l’annuncio che il Dipartimento alla salute fece il giorno stesso in cui fu inaugurato il secondo mandato obamiano e cioè che i datori di lavoro di un’azienda avrebbero dovuto fornire ai propri dipendenti contraccettivi, senza badare troppo a considerazioni religiose personali. In mezzo alla battaglia contro l’Obamacare erano finite scuole cattoliche, ospedali e perfino le Piccole sorelle dei poveri di Madre Teresa, che il Papa volle visitare durante il suo viaggio a Washington dell’anno scorso: “L’obiezione di coscienza è un diritto. E se a una persona viene negata l’obiezione di coscienza, le si nega un diritto”, disse Francesco a proposito.

Categoria Estero

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