In tutto il mondo l'elettorato sanziona la classe al potere

L'onda lunga della crisi economica destabilizza quasi ovunque le leadership consolidate, anche se ora cominciano ad emergere primi segnali contrastanti

 di Sergio Soave, Italia Oggi 9.11.2016

L'onda lunga della crisi economica destabilizza quasi ovunque le leadership consolidate, anche se ora cominciano ad emergere primi segnali contrastanti. Le vittorie dei movimenti di destra con venature xenofobe nell'Europa orientale, la vittoria degli isolazionisti in Gran Bretagna, hanno caratterizzato questa fase convulsa, che era stata avviata dal tracollo delle formazioni tradizionali in Grecia e in Spagna. Proprio dalla Spagna vengono però i primi segnali di ripresa, con la conferma, seppure assai condizionata e traballante, della leadership di Mariano Rajoy e se in America l'assalto di Donald Trump non avrà successo, vorrà dire che l'establishment americano, nonostante l'evidente indebolimento, può reggere.

Anche nelle elezioni italiane del 2013 si era verificata una sconfitta delle formazioni tradizionali, particolarmente vistosa con la disgregazione del centrodestra, che però non consentì all'alleanza di sinistra tra Pd e Sel di ottenere la maggioranza in Senato. Solo i governi di convergenza tra il Pd e settori del centrodestra ha consentito di realizzare una certa stabilità, che ora è messa duramente alla prova dal referendum sulla riforma costituzionale. È bene tener conto di queste tendenze globali che appaiono prevalentemente orientate a favore delle forze che puntano a contestare e sostituire le tradizionali formazioni politiche.

Matteo Renzi ha dato alla campagna un'impronta volta a recuperare queste pulsioni antisistema e antieuropee, con l'esaltazione della riduzione dei costi della politica e con il braccio di ferro con la Commissione europea, ma questo non sembra aver effetto sull'elettorato grillino, e nemmeno sulla sinistra interna ed esterna al Pd. Probabilmente l'aver trascurato di corteggiare i settori moderati dell'elettorato di centrodestra è stato un errore, che ha indotto Silvio Berlusconi a chiedere un no per sbarrare la strada ai 5 stelle (che peraltro, del fronte del no, sono una colonna decisiva).

Invece di puntare sulla contraddizione dei suoi avversari, Renzi si è fatto chiudere nella contraddizione interna al Pd, il che naturalmente suscita uno scarso interesse nell'elettorato. A questo punto una vittoria del sì appare improbabile, perché è più facile unire forze diverse nell'opposizione che nell'approvazione. Resta il fatto che il fronte del no non è in grado di offrire alternative credibili sul piano del governo, ma questo, nel clima di ritorsione contro «il potere» che resta prevalente in Occidente, difficilmente farà riflettere gli elettori, come è accaduto in Gran Bretagna dove la volontà di sanzionare le classi dirige

Categoria Estero

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