Ci prende più il mago Otelma che Goldman S.
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In realtà la Brexit sta creando più problemi a chi è rimasto in Europa rispetto a chi è uscito (che potrebbe diventare un esempio da imitare). Forse per questo faceva così paura.
di Marino Longoni , ItaliaOggi 14.9.2016
Secondo Goldman Sachs, uno dei primi effetti della Brexit avrebbe dovuto essere il crollo fino al 20% del valore della sterlina rispetto all'euro; Axioma, società specializzata in valutazioni di rischio finanziario, aveva stimato che avrebbe potuto portare a una contrazione dei listini finanziari londinesi fino al 24%; il centro studi dell'Economist prevedeva due anni di forte volatilità dei mercati nel caso di vittoria dei Leave. Secondo la Confindustria britannica l'abbandono dell'Europa avrebbe avuto un costo tra i 4 e i 5 punti di Pil, pari a 62 miliardi di sterline l'anno, mentre per il centro studi Cbi, entro il 2020 nel Regno unito avrebbero perso il posto 950 mila persone, con il tasso di disoccupazione in crescita dal 5,1% al 7-8%.
Sono passati quasi tre mesi dal referendum su Brexit del 23 giugno e nessuna di queste previsioni pessimistiche si è minimamente realizzata: al contrario, il Pil inglese nel secondo trimestre 2016 è cresciuto dello 0,6%, contro uno 0,00% di Italia e Francia; il prezzo delle abitazioni è in crescita (più 8,7%); il tesoro ha appena emesso titoli trentennali pagando il minimo storico di interessi (1,30%); i prezzi al consumo sono in crescita dello 0,6% (noi siamo in deflazione); crescono le vendite al dettaglio; i disoccupati sono scesi a 765 mila (contro i nostri 3 milioni). Anche la finanza non ha di che lamentarsi: l'indice Ftse 100 della borsa di Londra ha guadagnato il 6% dal 23 giugno al 1° settembre 2016.
I timori che la Brexit provocasse una spaventosa voragine economica-finanziaria-sociale si stanno dissolvendo e di conseguenza diminuiscono in Gran Bretagna i nostalgici dell'Europa e crescono negli altri paesi coloro che immaginano un futuro migliore fuori dai vincoli europei. Anche perché gli ultimi dati economici diffusi dall'Eurostat sulla variazione percentuale del Pil nel secondo semestre 2016 mostrano chiaramente che tutti i paesi europei fuori dall'Euro crescono più di tutti i paesi europei che utilizzano la moneta comune, con l'unica eccezione della Spagna (che però non sta rispettando i vincoli europei).
In realtà la Brexit sta creando più problemi a chi è rimasto in Europa rispetto a chi è uscito (che potrebbe diventare un esempio da imitare). Forse per questo faceva così paura.