Brexit, Fuest: «Londra e Berlino resteranno unite»
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Merkel minaccia la chiusura dopo la Brexit. Ma Germania e Uk potrebbero varare accordi bilaterali. Fuest, presidente Ifo, a L43: «Troppi interessi comuni».
di Francesco Pacifico | 26 Giugno 2016 Lettera43
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Clemens Fuest deve la sua fama accademica alla guida del dipartimento tassazione aziendale dell'unversità di Oxford.
Proprio per i suoi studi in un Paese più aperto della Germania alla concorrenza è stato chiamato a guidare l'Ifo, il più importante centro studi tedesco. Quello che ogni mese tasta il polso alla fiducia dell'azienda, offre ai mercati le prospettive della più grande economia europea.
TEST SU ECONOMIA E MERCATI. E ora che Berlino ha paura dalla Brexit, lui prova a gettare acqua sul fuoco: «Da Merkel nessuna chiusura».
Anzi «Londra e Berlino sono destinati a trovare un accordo». A convivere.
DOMANDA. Perché lei ha parlato di una «sconfitta della ragione»?
RISPOSTA. Ci sono tantissime ragione per le quali la scelta del Regno Unito di votare Brexit sembra irrazionale. La campagna per l’uscita ha messo in campo un sacco di informazioni fuorvianti. Per esempio quando si fa notare che l’economia britannica sarà più forte fuori dalla Ue, perché la legislazione comunitaria è troppo pesante. Questa è una sciocchezza.
D. Londra oggi è simbolo di libertà, sviluppo e conoscenza. Come potrà mantenere rapporti con l’Europa?
R. In futuro il Regno Unito potrebbe essere collegato attraverso un tot di accordi bilaterali, simili a quelli in atto con la Svizzera. Se entrambe le parti vorranno essere costruttive, si potranno limitare i danni.
D. Come direttore dell’Ifo, ha stimato quale sarà il prezzo della Brexit?
R. Sì, abbiamo analizzato le conseguenze. Dal momento che la Brexit è un evento unico, è molto difficile prevedere gli effetti. Essi dipendono anche da altre decisioni politiche. Le nuove relazioni tra il Regno Unito e la Ue dopo il referendum. La nostra analisi suggerisce che nel lungo termine il Pil britannico crollerà del 14%, quello tedesco del 3%.
D. Dove ha sbagliato l’Europa in questi anni?
R. Ci sono varie cose che sono andate storte: la crisi dell'euro, l'incapacità di trattare correttamente sui rifugiati, il fatto poi che una grande parte della produzione domestica passa attraverso beni senza alcun valore aggiunto per l’area come dimostrano gli effetti dei sussidi agricoli.
D. Nella decisione degli inglesi c’è molto egoismo.
R. Perché la Brexit è stata causata anche dalla diffusione di falsi argomentazioni da parte dei sostenitori dell’uscita. Uno di questi falsi miti, come detto, è che la legislazione europea rallenta la crescita economica.
D. Pensa che l'Europa sia morta il 23 giugno?
R. No, ma l'Europa si trova in una grave crisi. Non dovremmo continuare come prima. I leader dell'Unione europea, in particolare Jean-Claude Juncker, devono chiedersi quale sia la parte delle loro responsabilità per quanto è accaduto.
D. Crede che la signora Merkel manterrà le sue minacce di chiusura totale?
R. Non mi sembra che abbia lanciato alcuna minaccia. Per quanto è possibile, bisogna limitare i danni e fare in modo che l’economia britannica rimanga inserita nel mercato interno continentale.
D. Perché la Germania è tanto spaventata dalla Brexit?
R. Perché il Regno Unito è un partner economico e politico molto importante, con molti interessi comuni: spingere il libero scambio, limitare la taglia del bilancio comunitario, per esempio.
D. Che cosa accadrà adesso in Europa? Quanti altri Paesi potrebbero seguire la strada del referendum?
R. La Ue necessita di riforme. Deve poter lavorare su ambiziose politiche di integrazione, sulla mancanza di crescita economica, sul bilancio comunitario insufficiente. Saranno questi interventi a influenzare le scelte che faranno i membri del club europeo.
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Peste. Ecco che come al solito, la politica supera le chiacchere. In ogni cosa c’è chi gode e chi piange