La colpa dei confini ripristinati non è certo dell'Austria ma di Bruxelles

del megadirigismo e dei megastipendi, che ha eluso i suoi compiti e che non possiede nemmeno l'autorevolezza per garantire l'accoglienza pro quota dei rifugiati nei 28 paesi che la costituiscono.

 di Pierluigi Magnaschi  Italia Oggi 29.4.2016

Non parlo dei media xenofobi (ci sono e hanno diritto di dire ciò che pensano, anche se si ripetono come degli orologi a cucù, nelle loro tesi imbalsamate) ma che ieri la Stampa di Torino, nel commentare la decisione di Vienna di chiudere la frontiera con l'Italia, sia arrivata a porsi il problema degli austriaci che, oggi, secondo essa, sono diventati, per ciò stesso, «filonazisti», mi sembra eccessivo e, francamente, anche inquietante. Non è che gli altri media si siano differenziati di molto nel valutare il fatto. Senonché porre in questo modo il problema di ciò che sta avvenendo dalle parti del Brennero (ma non solo) è un modo per eludere il problema, che è drammatico, e per restringerlo in una facile e demagogica invettiva da gettare addosso a un piccolo paese giustamente preoccupato del suo futuro.

Se siamo arrivati a questo punto è colpa dell'Europa, sì quella di Bruxelles, del megadirigismo e dei megastipendi, che ha eluso i suoi compiti e che non possiede nemmeno l'autorevolezza per garantire l'accoglienza pro quota dei rifugiati nei 28 paesi che la costituiscono.

L'Austria è un piccolo paese. Ha una popolazione di 8 milioni di abitanti (meno di un decimo della Germania che ne ha 83 milioni). L'Austria sa bene due cose. Primo: che, se non corre ai ripari, chiudendo le frontiere, o comunque rafforzandone drasticamente la sorveglianza, potrebbe presto trovarsi a dover ospitare un milione di profughi. Anche se sarebbe meglio dire, se si vogliono usare le parole appropriate rispetto a ciò che sta avvenendo, che l'Austria potrebbe presto trovarsi a essere invasa da un milione di profughi che sono chiaramente indiluibili in un paese di 8 milioni di abitanti. La seconda certezza da parte degli austriaci è che: una volta entrati in Austria, i migranti non sono esportabili altrove perché, nel vergognoso scaricabarile europeo al quale si sta assistendo, nessuno altro paese del Vecchio continente (salvo la Germania che però è già al limite) intende ospitarli.

L'Italia strilla contro ciò che sta facendo l'Austria perché si è resa conto che l'Europa, l'Europa intera, cioè Bruxelles (e non certo la piccola Austria, che si limita a difendersi), ha girato le spalle all'Italia e alla Grecia sul piano dell'immigrazione alluvionale. Il bello è che questo avviene perché diversi governi italiani hanno firmato ripetutamente e senza fiatare la Convezione di Dublino senza leggerla o senza capirla (fanno sempre così, intendiamoci bene; vogliamo, per aprire un altro capitolo, ricordare il bail-in approvato nel Parlamento europeo anche con il voto dei partiti italiani che poi adesso si stracciano le vesti sui depositi bancari oltre i 100 mila euro che, in caso di insolvenza della banca, sono legalmente trattabili come se fossero delle azioni?).

Ora, la Convenzione di Dublino è una vera e propria ghigliottina solo per l'Italia e la Grecia, visto che essa prevede che i migranti debbono essere ospitati dai paesi nei quali sono approdati per primi. E se questi migranti, approfittando di Schengen (che ha abbattuto le frontiere interne dell'Europa), dovessero spostarsi in altri paesi, questi ultimi hanno il diritto di respingere i migranti, non nei loro paesi di origine, ma nel paese europeo dove essi sono approdati. E siccome solo l'Italia e la Grecia hanno dei confini sul mare che non sono blindabili, sono solo questi i due paesi europei sui quali, direttamente o indirettamente, si abbatte l'onda di piena dell'immigrazione medio-orientale o africana.

Infatti gli altri paesi europei, come quelli balcanici o est-europei che potrebbero essere invasi dai migranti, hanno dei confini terrestri che possono facilmente impedirlo: basta erigere dei reticolati, com'è avvenuto, in questi ultimi mesi, in quest'area. In tutta questa vicenda (che, avvolti come siamo nel nostro tradizionale buonismo imprevidente, ci trova totalmente impreparati) l'Austria c'entra come i cavoli a merenda. Infatti il principale latitante è l'Europa. Primo, perché, se fosse stata lungimirante e giusta, non avrebbe proposto quella formulazione della Convenzione di Dublino da noi incautamente ingoiata come se fosse un sciroppo ricostituente. Secondo, perché essa doveva assumersi, in prima persona, la regia dell'intera operazione, evitando di gettare allo sbaraglio solo due paesi su 28 (cioè, ripeto, l'Italia e la Grecia) che hanno, in questo caso, come loro unica colpa, il difetto di non disporre di frontiere terrestri ma solo marittime rispetto ai paesi di emigrazione.

La regia dell'Europa avrebbe dovuto basarsi sul convincimento che il problema dell'immigrazione era ed è continentale. E che quindi, sulle frontiere permeabili, come quelle mediterranee, avrebbe dovuto operare una forza navale europea a comando unico, con compiti globali di controllo e contenimento (e non di semplice raccolta dei migranti, a sollievo del cherosene che almeno dovrebbero usare gli scafisti se li si lascia loro stessi). E poi l'Europa, e non i singoli paesi (che, ripeto, in questo caso, sono solo due), avrebbe dovuto esercitare la sua forza diplomatico-economico-militare sui paesi che si caratterizzano come teste di ponte per i natanti degli scafisti.

Nei confronti di questi paesi, infatti, un conto è che trattino (o cerchino di trattare) l'Italia o la Grecia e un altro è che tratti direttamente l'Europa tutta intera, mettendo quindi sulla bilancia della trattativa tutto il suo peso sovranazionale. Sempre questa task force europea (allestita di fronte a questa assoluta emergenza) avrebbe dovuto concordare, con i paesi di partenza dei natanti, anche la costruzione, adeguatamente indennizzata, di strutture di contenimento e di filtraggio dei migranti. Tutto questo non è stato fatto. E adesso, in maniera ignobile, si cerca di colpevolizzare un piccolo paese come l'Austria che, in modo più previdente dell'Italia, quando esso ha incautamente firmato la convenzione di Dublino, cerca di difendersi.

Intanto, a questo balletto dello scaricabarile che si conclude sulle spalle dei paesi più deboli o più esposti, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, da tutti osannato per la sua bontà, nel fare il suo ultimo giro in Europa, ha invitato i paesi a non volere costruire i muri. Lui, che non solo ha mantenuto ma ha anche rafforzato uno dei più lunghi muri del mondo, quello che divide il Messico (e con esso tutto il Sud America) dagli Stati Uniti. E poi ce la prendiamo con l'Austria. Vergogna.

Categoria Estero

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