In difesa di Fornero. Perché Ichino accusa di squadrismo Salvini

LA manifestazione di sabato del segretario della Lega, le accuse all'ex ministro e quello che non si dice a proposito della legge

di Redazione | 04 Aprile 2016 ore 07:01 Foglio

Matteo Salvini sabato si è presentato a San Carlo Canavese davanti la casa dell'ex ministro Elsa Fornero con poche centinaia di manifestanti. "Non molleremo finché non cambia la legge Fornero", urlava chi era al presidio, c'era poi chi alludeva a "mani che prudono", chi chiedeva l'uscita, la discesa in strada. Scene di ordinaria protesta di piazza, toni accesi, nessuno scontro.

ARTICOLI CORRELATI  Basta fesserie sugli esodati: Salvini e l'ennesima cialtroneria sulla legge Fornero  Fornero, non toccate quella donna  Salvate la Fornero

Le cronache hanno disegnato eventi e contesto, ma non hanno illustrato approfondito gli eventi, non sono andati a fondo delle ragioni futili della protesta. I cori e il populismo di piazza hanno cercato di colpire l'ex ministro "come se quella legge fosse stata il frutto della volontà dispotica e malvagia di una persona, meritevole dunque di personale punizione, e non l’atto di una compagine governativa sostenuta dal voto di più del 90 per cento dei parlamentari – scrive Pietro Ichino PD sul suo sito – dagli stessi espressamente approvato,  indispensabile per salvare il Paese da un tracollo finanziario che avrebbe avuto conseguenze sociali – a cominciare dalle stesse pensioni – molto più gravi".

L'economista nella sua analisi si rivolge direttamente al segretario della Lega: "Caro Salvini, questo comportamento politico si chiama, tecnicamente, squadrismo". Ma la sua critica si allarga, colpisce anche i sindacati, colpevoli di non aver detto una "parola sul modo in cui si sarebbe dovuto agire per evitare la catastrofe in quel frangente pericolosissimo, nel quale esse restarono, per dirla col Leopardi, 'in lungo tormento, fredde, tacite, smorte'. E non una parola, ovviamente, sul come trent’anni di contributi al 32 per cento della retribuzione via via percepita possano finanziarne altri trenta di pensione di anzianità commisurata al 70 o all’80 per cento della retribuzione finale". Il movimento sindacale ha in questi anni criticato duramente la legge Fornero senza però riflettere sui problemi che questa, in termini di risparmi per lo stato, ha risolto. Da parte loro non c'è stata una parola "sul perché mai avrebbe dovuto considerarsi 'giusto' e 'dovuto' che la generazione dei cinquantenni e dei sessantenni continuasse ad assegnarsi pensioni non coperte dai contributi versati, a spese delle generazioni successive già caricate di 2000 miliardi di debiti".

Categoria Economia

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata