Fca, intesa operai-quadri Landini è sempre più solo
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L'accordo tra Fim e Aqcf peggiora la sconfitta della Fiom, che si è sempre opposta al contratto
Pierluigi Bonora - Mer, 30/03/2016 - 08:57 Giornale
L'accordo storico siglato da Fim-Cisl e Aqcf, sigla che guida la rappresentanza di quadri e professional in Fca e Cnh Industrial, oltre a dare il via a un «lavoro comune» tra i primi due sindacati nel gruppo dell'auto e in quello che produce camion, trattori e macchine movimento terra della galassia Agnelli, spinge ancora più nell'angolo Maurizio Landini insieme alla sua Fiom.
Operai e quadri a braccetto, dunque, e il leader del sindacato rosso relegato nell'isolamento in cui ci si è messo, non credendo nella svolta che Sergio Marchionne avrebbe impresso al gruppo automobilistico, a partire dall'esito del referendum del giugno 2010 che ha permesso il rilancio di Pomigliano fino al graduale riavvio di tutto il sistema industriale Fca italiano.
Unico sacrificio: Termini Imerese, che Fca ha abbandonato alla fine del 2011.«Il nostro Paese vive un momento difficile ma decisivo. È il momento di fare poche cose, ma tutti insieme. La fabbrica integrata deve avere un sindacato forte e rappresentativo che integri, appunto, tutte le professionalità dagli operai ai quadri. La ricomposizione è un elemento insostituibile di rappresentanza della fabbrica moderna e integrata», spiega l'accordo con i quadri il leader Fim-Cisl, Marco Bentivogli. Che aggiunge: «Siamo i sindacati che hanno firmato un accordo che migliora condizioni di lavoro e salari. E soprattutto che ha imparato la lezione americana: troppe sigle e troppe federazioni agevolano il corporativismo e l'autoreferenzialità».Che si viaggi in direzione del sindacato unico, sul modello americano Uaw, è ancora molto presto per affermarlo. Uilm, Fismic e Ugl, pur firmatarie del contratto Fca e in linea con Fim e Aqcf, mantengono per ora le loro posizioni.È comunque Landini, il cui mandato di «timoniere» Fiom scadrà nel 2017, a doversi porre molte domande.
Inequivocabile è la sua sconfitta su tutti i fronti. E lo stesso leader «anti-Marchionne» corre ora il rischio, salvo una svolta in occasione del rinnovo del contratto dei metalmeccanici, di passare alla storia come l'unico segretario generale Fiom ad appendere la felpa rossa al chiodo senza aver siglato un contratto. Un record, visto come sono andate le cose, di cui non si potrà andare fieri.A far riflettere l'isolato (pure dalla politica, ormai, Landini) sono anche i 1.320 euro annui che il 93% dei dipendenti Fca ha portato a casa dopo la firma, da parte delle altre sigle, degli accordi contrattuali 2015 con il Lingotto. E c'è chi ricorda, nell'occasione, come il capo delle tute rosse, a margine dei negoziati in cui si era auto escluso, vedesse nero; la trattativa - a suo parere - non avrebbe portato a incrementi salariali. Il risultato è stato che almeno il 50% degli iscritti in Fca ha lasciato la Fiom. Un Landini «kamikaze» che, tra l'altro, non avrebbe neppure preparato la sua successione in vista del prossimo rinnovo delle cariche. «La segreteria è imbalsamata - dice un ex - e tra i pochissimi nomi fatti c'è quello dell'operatore nazionale Michele De Palma, responsabile del settore auto».Dopo Pomigliano, intanto, per restare all'auto, sono ripartiti Melfi, Grugliasco, Termoli, Cassino e Mirafiori. E la produzione industriale tira grazie all'automotive. Fermo ai box è rimasto invece Landini.