In cosa ha peccato Bankitalia (e Consob) nella vigilanza sulle banche
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Fino al 31 dicembre di quest’anno la affidabilità del sistema è ulteriormente garantita attraverso l’infallibilità dell’azienda bancaria. Dal prossimo anno, avendo i governi europei sistemato i conti delle banche in crisi con forti iniezioni di denaro pubblico, una banca fallirà come una qualsiasi società privata
di Angelo Rughetti | 18 Dicembre 2015 ore 09:11 Foglio
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Chi vende credito, come fanno gli istituti bancari, sa che non è un venditore come qualsiasi altro. L’intermediazione creditizia si basa sulla affidabilità del soggetto attore al quale affidiamo i nostri risparmi e dal quale prendiamo in prestito delle somme di denaro o ci facciamo consigliare per un investimento. L’affidabilità è al centro della tutela delle norme che regolano questo settore (Tub, Tuf e Direttiva Mifid) e viene garantita attraverso il rispetto di alcuni principi fondamentali: l’onorabilità e la qualità degli amministratori, la trasparenza delle procedure, l’imparzialità delle scelte, un sistema di vigilanza e di controllo molto formale ed, infine, la capacità del sistema creditizio di saper reagire a crisi aziendali. Fino al 31 dicembre di quest’anno la affidabilità del sistema è ulteriormente garantita attraverso l’infallibilità dell’azienda bancaria. Dal prossimo anno, avendo i governi europei sistemato i conti delle banche in crisi con forti iniezioni di denaro pubblico, una banca fallirà come una qualsiasi società privata.
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Dalla vicenda che riguarda le quattro banche destinatarie dell’intervento del governo emerge con chiarezza che quello che non ha funzionato è l’intreccio di questo complesso di norme che doveva garantire l’affidabilità del sistema creditizio. E’ mancata la trasparenza nella gestione delle procedure di affidamento e di vendita dei prodotti, è mancata l’imparzialità delle scelte, è mancato un efficace controllo che pur rispettoso delle norme non ha saputo interrompere una filiera dannosa per i correntisti e gli investitori e, soprattutto, è mancata la capacità del sistema bancario di comportarsi come tale.
In altre parole, il sistema creditizio si è rivelato inaffidabile e quanto è accaduto ha reso necessario un intervento suppletivo pubblico da parte del governo. Se le regole date a garanzia dell’affidabilità avessero funzionato il governo poteva fare a meno di emanare un provvedimento d’urgenza. E’ stato costretto per salvare i correntisti, i dipendenti e coloro che avevano ricevuto prestiti che altrimenti sarebbero stati lasciati al loro destino. Pensate agli effetti che avrebbe avuto su migliaia di imprese e famiglie che sarebbero stati chiamati a rientrare in fretta dalle loro posizioni debitorie.
Questo è il punto chiave della vicenda. Il sistema bancario non ha saputo trovare al suo interno (mettendo dentro questo perimetro anche le funzioni di vigilanza di Banca d’Italia e Consob) le risposte necessarie per ristabilire questa affidabilità; ha dimostrato di essere una sommatoria di società proiettate al profitto che riesce a fare squadra quando si tratta di ricevere un sostegno dalla comunità nazionale ma non quando deve dare una risposta qualificata a una crisi che formalmente riguarda quattro banche ma che sostanzialmente riguarda tutti gli istituti di credito.
Del resto ne abbiamo avuto qualche avvisaglia nel momento in cui le banche italiane hanno utilizzato i prestiti a tassi vantaggiosi della Bce per depositarli presso la stessa Banca centrale invece di impiegarli per far ripartire l’economia.
Quindi il fatto di questi giorni è assai grave non per le chiacchiere da bar fatte dal Di Maio o Salvini di turno ma perché ci pone un quesito di fondo. Il sistema creditizio italiano è in grado di essere utile alla comunità del nostro paese?
Io penso che le banche possano ancora dimostrare di essere affidabili ad esempio deliberando esplicitamente nei rispettivi organi di amministrazione lo stanziamento delle somme necessarie per coprire le perdite dei risparmiatori che sono stati raggirati e che hanno messo i risparmi di una vita nelle obbligazioni subordinate (cosa diversa dall’utilizzo del fondo di solidarietà). Questa decisione consentirebbe a tante famiglie di rientrare in possesso delle somme di denaro perso ma soprattutto ridarebbe credibilità al sistema bancario. Se così non sarà si dovrà intervenire per supplire ancora una volta all’incapacità di dare risposte autonome.
La politica dovrebbe ragionare di questo ed invece l’opposizione preferisce fare una polemica fine a se stessa inventando conflitti di interesse inesistenti o addirittura chiamando in causa i morti. Sono pochi coloro che si sono fermati a discutere nel merito. Si preferisce urlare sui social e sui media vedendo in questo evento la possibilità di raccattare qualche voto, sempre e a tutti i costi. Se non mi facessero pena mi farebbero venire in mente Cecco Angiolieri.
Angelo Rughetti è sottosegretario per la Pubblica amministrazione
Categoria Economia
COMMENTO
Paolo Carcano • 3 ore fa
Chi controlla il controllore? Il governo? Ma abbiamo visto che anche i ministri di un governo hanno i loro interessi privati nelle banche, il conflitto d'interessi è immanente non solo alla Boschi e alla sua famiglia ma ad ogni funzionario pubblico, proprio in quanto è anche un cittadino che ha necessità di vivere, mangiare, guadagnare. Abbiamo pensato che lo stato democratico fosse un sistema più giusto, perché gli enti statuali avrebbero risposto direttamente al popolo, invece rispondono solo a se stessi e alle oligarchie pubbliche od occulte che li tengono in piedi e li muovono. Le monarchie sono sistemi di governo molto più efficaci e quindi più giusti, gli Stati islamici infatti hanno quasi nulla corruzione e pochissime inefficienze di controllo, chi risponde al sovrano di turno non è un anonimo burocrate ma un misso dominico, e della sua vigilanza sulle funzioni organiche delle città e degli enti pubblici ne va non solo il suo posto di lavoro ma spesso anche la sua vita. Nè si può dire che la natura privata e non pubblica del capitale sociale di certi enti sia argomento sufficiente per giustificare un omesso controllo, altrimenti a cosa esiste a fare Bankitalia? Non abbiamo più una moneta nazionale, quindi non ci serve una nostra banca centrale, che sia sciolta e sia dato l'officio del controllo a istituti di credito regionali, in nome di un sano federalismo bancario.
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