Trump fa pace col Canada e sbotta con Putin, Vladimir contro Zelensky “figlio del golpe Usa”: continua la telenovela chiamata ‘pace’

Categoria: Economia

Putin non aprirà trattative con Zelensky perché lo considera figlio del golpe quindi non molla, non cede, non tratta sull’Ucraina.

Paolo Guzzanti 1 Aprile 2025 alle 16:01 lettura4’

Così Trump sbotta (anche perché l’economia va male e Musk non aiuta)

Occorre una quota di pazienza e attitudine all’ironia quando si segue Donald Trump, il quale, dopo essersi fatto rimproverare da tutta l’opposizione per il suo filo putinismo scioccante, ecco che annuncia di essere, con una traduzione bruta ma fedele, “incazzato nero” (“pissed off”) proprio con il presidente russo Putin.

Dopo la famosa telefonata fra i due presidenti russo e americano e l’inesausta trattativa in Arabia Saudita, Putin aveva fatto minuscole concessioni, comunque buone per un difficile inizio: prometteva di non far più bombardare le infrastrutture energetiche ucraine se Zelensky avessero preso lo stesso impegno e da Kyiv venne un sì netto. Ma la sera stessa dell’accordo, stormi di droni russi colpirono le centrali ucraine, sicché il presidente ucraino Zelensky si precipitò a Bruxelles per esibire le prove della mancata parola russa. L’esito della grande tanto sponsorizzata trattativa si risolse in un fiasco e un’umiliazione. Criticato dai politici europei e dalla stampa americana liberal, Trump ha chiesto a Putin di dimostrare la sua affidabilità.

Le condizioni a senso unico d Putin

Putin presentandosi con aria annoiata ed eloquio distratto ha detto in conferenza stampa che sì, aveva preso un impegno, ma che prima dovevano essere soddisfatte le sue condizioni. Quali? In prima battuta Putin aveva detto che per avere una tregua occorreva che prima l’Ucraina si arrendesse accettando le perdite, rinunciando alla Nato e disarmando. Come dire che non c’era nulla da contrattare. Già questa situazione ha fatto uscire dai gangheri Trump che si era venduto troppo presto il successo diplomatico. Ma nelle ultime settimane il Presidente americano, in genere sprezzante, è diventato imprevedibile e adattabile – sia concavo che convesso – come è appena accaduto con il Canada. Dopo aver traumatizzato quel grande e fraterno Paese confinante portandolo quasi alla guerra, ieri l’altro Trump ha annunciato di avere avuto una “deliziosa conversazione” col nuovo primo ministro Mark Carney, che è succeduto a Justin Trudeau.

Trump e il dietrofront sul Canada

Poche ore prima della deliziosa conversazione Carney aveva pubblicamente con la voce più nauseata e l’accento più British, che fra i due Paesi tutto era finito perché il Canada non si sarebbe mai aspettato una pugnalata nella schiena da un Paese fratello come gli Stati Uniti. E dopo una lunga pausa aveva detto che il Canada avrebbe saputo reagire. Ma ecco che, di colpo, dopo una bella chiacchierata mattutina, Trump si è disciolto in lusinghe, complimenti al Canada (altro che 51mo Stato americano) e uno sbalorditivo “accordo su tutto”. Putin, intanto rincarava la dose sulle precondizioni con cui concedere un cessate il fuoco con l’Ucraina dicendo di essere pronto alla tregua soltanto se le Nazioni Unite spodestassero il legittimo governo dell’Ucraina e l’odiato Zelensky per sostituirlo c con un regime sostenuto da forze militari forse brasiliane e ugandesi per convocare sotto il controllo di Putin “libere elezioni” e ottenere la cacciata di Zelensky che in questo momento è risalito nei sondaggi oltre il 70 per cento. In una tale situazione anche i Presidenti americani più flessibili con gli amici, nel loro piccolo s’incazzano. Trump è stato molto rumoroso. Ha annunciato la sua furia, ha promesso sanzioni devastanti che dice di aver pronte per Putin. Per capire il senso della provocatoria richiesta di Putin bisogna ricordare che nella retorica putiniana, ripetuta da tutti i putiniani, l’attuale governo di Zelensky è figlio di un colpo di Stato, il che è falso perché Zelensky è stato eletto.

Putin e la collezione di presidenti filorussi da ospitare…

Ma per Putin e tutti i putiniani del mondo c’era stato in Ucraina un ottimo presidente filorusso, Viktor Janukovyč, il quale ora è naturalizzato russo e vive ospite di Putin come il siriano Bashar Al Assad, che nel 2014 si presentò in Parlamento a Kiev e disse: “E’ vero che l’Ucraina con l’approvazione ha chiesto l’ammissione nell’Unione Europea, ma ho avuto un’idea migliore: quella di entrare nel gruppo dei Paesi raccolti insieme alla Russia”. Urla, tumulti, seduta sospesa e il popolo ucraino che si rovesciò in piazza perché nessuno e specialmente i giovani vogliono i russi (neanche la maggior parte degli ucraini di lingua russa) sognando il loro futuro simile a quello di Varsavia Berlino e Parigi. Per mesi di notte sulla neve, i dimostranti disarmati furono attaccati e oltre cento ammazzati dalla polizia filorussa di Janukovyč: il mondo assisteva indifferente allo spettacolo dei ragazzi morti con la bandiera dell’Unione Europea insanguinata.

Il colpo di Stato americano in Ucraina”

Alla fine, Janukovyč si rese conto di aver perso di fronte alla rivolta di piazza Maidan e alla folla inarrestabile con i suoi pianoforti sulla neve e le fiaccole accese, se ne andò ripreso con videocamera notturna, mentre esce di casa di notte per salire su un elicottero mandato da Putin per sottrarlo alla folla. Questi fatti tutti visibili e non controversi, sono stati definiti da Putin, e da tutti i putiniani in ogni talk show, come “il colpo di Stato americano in Ucraina”. Nello stesso 2014 Putin aveva invaso l’Ucraina per prendersi la Crimea e introdurre una milizia di “omini verdi” con artiglieria cominciando a sparare sulle truppe ucraine in nome dei russofoni del Donbass. In Ucraina si tennero elezioni generali e l’attore satirico Volodymyr Zelensky (famoso per aver interpretato in una serie televisiva un dittatore filorusso), ebreo e di madrelingua russa e non ucraina, si trovò a guidare una nazione europea invasa con la cosiddetta “operazione militare speciale” che in due settimane avrebbe dovuto farlo fuori e prendere Kyiv per installare un fantoccio.

Putin ha ridetto la stessa cosa: che non aprirà trattative con Zelensky perché lo considera figlio di un colpo di Stato e dunque Putin non molla, non cede, non tratta sull’Ucraina. E Trump è sbottato come abbiamo detto anche perché l’economia va male, l’inflazione, gli impiegati federali licenziati da Musk vengono riassunti e la Tesla cola a picco. In più, lo scandalo del social usato dai militari durante l’attacco agli Houthi di cui è stata pubblicata una chat in cui i vertici militari trumpiani parlano con odio profondo dell’Europa.