Il vaccino in tribunale

Perché, dopo i casi Di Bella e Stamina, ora la scienza ha un argomento in più davanti ai magistrati: nelle cause che riguardano le vaccinazioni sarà obbligatorio il parere dell'Aifa. Grazie a Elena Cattaneo

LUCIANO CAPONE  2212. 2020 ilfoglio.it  lettura3’

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Il Covid che varia non è una sorpresa

Sabato abbiamo raccontato la recente sentenza lunare con cui la Cassazione, ignorando ogni evidenza scientifica, ha sancito che i vaccini possono causare la leucemia. Un giudizio che si inserisce nel solco di una giurisprudenza antiscientifica che in Italia ha una tradizione radicata, dal caso Di Bella a Stamina passando per le sentenze sulla correlazione vaccini-autismo. Il problema era così clamoroso che nel gennaio del 1998, dopo che il famigerato pretore di Maglie impose all’Asl di fornire a un bambino malato di tumore la pseudo-cura Di Bella, mai sperimentata né approvata, la rivista scientifica Lancet scrisse un duro editoriale dal titolo “Più giudizio clinico, meno giudici clinici”: “È un peccato che in Italia la magistratura, sulla base di scarsi pareri medici, abbia il potere di spazzare via le direttive di prescrizione attentamente costruite” dalle autorità sanitarie, scriveva Lancet. “O peggio ancora, che le decisioni dei giudici forniscano l’approvazione ufficiale di un trattamento che deve ancora essere sperimentato”.

Questa storica anomalia nel rapporto tra magistratura e scienza fa davvero paura, proprio ora che l’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha approvato il vaccino contro il Covid di Pfizer-BioNTech, quando siamo cioè alla vigilia della più importante ed estesa campagna di vaccinazione di massa della storia recente. Siccome in breve tempo saranno decine di milioni gli italiani che, si spera, si vaccineranno è statisticamente sicuro che molti pazienti avranno dei problemi di salute dopo essersi vaccinati. È certo che a distanza di un tempo più o meno ravvicinato dall’iniezione ci sarà qualche decesso. In tanti saranno portati a credere che il vaccino sia stato la causa di questi eventi, secondo l’errore logico post hoc ergo propter hoc, ma non è affatto così. Che una patologia insorga “dopo” la vaccinazione non vuol dire affatto che sia “a causa della” vaccinazione. Anzi, quasi mai è così. È altamente probabile, però, che questi casi verranno portati in tribunale, dove le famiglie cercheranno di ottenere una giustizia spesso non fondata sulle evidenze scientifiche. D’altronde è il meccanismo visto all’opera negli ultimi decenni, come nella recente sentenza della Cassazione che afferma che i vaccini causano la leucemia basandosi sulla perizia di un antivaccinista sospeso dall’ordine dei medici. Sentenze del genere possono avere un effetto catastrofico sulla fiducia necessaria nei vaccini.

Rispetto a queste singolari sentenze, che si rifanno a casi lontani nel tempo, stavolta le cose dovrebbero andare diversamente grazie alla lungimiranza del legislatore. In particolare di Elena Cattaneo, che non a caso è una scienziata, e da neo-senatrice a vita aveva battagliato in prima persona contro la truffa di Stamina e le assurde sentenze che autorizzavano la somministrazione di quel trattamento. Qualche anno dopo, durante la discussione della legge Lorenzin sull’obbligatorietà vaccinale, la Cattaneo si è fatta promotrice dell’emendamento “Bianco-Piccinno” che ha introdotto, nei procedimenti giudiziari che riguardano richieste di risarcimento per danni da vaccinazione e nelle controversie sull’autorizzazione alla somministrazione di farmaci non sperimentati, la presenza obbligatoria dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco). Questo per evitare che i magistrati emettano sentenze scientificamente infondate affidandosi a periti scelti non si sa come. “Da relatrice dell’indagine conoscitiva sul caso Stamina – dice la Cattaneo al Foglio –, feci tesoro dell’osservazione empirica per cui nei ricorsi in cui aveva preso parte l’Aifa le istanze dei propugnatori di Stamina non erano pressoché mai state accolte”.

Quell’emendamento non prende il nome della proponente, perché la Cattaneo ha voluto dedicarlo alla memoria di due persone scomparse, il genetista Paolo Bianco della Sapienza e il generale dei Nas Cosimo Piccinno, che si erano battute contro la truffa di Stamina. Ciò che rendeva terribili quegli errori giudiziari non era solo che fossero accaduti, ma che potessero ripetersi. Ora, forse, non più

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