Ridurre il debito e migliorare la spesa

nessuno ha mai spiegato il fondamento scientifico o empirico della soglia al 60%, ma ormai è data per acquisita e quindi nessuno si chiede più il perché.

 di Marcello Gualtieri, 99.11.2017 da www.Italiaoggi.it

Aver ridotto l'ideale europeo a una serie di formule algebriche ha comportato, tra i vari danni, anche quello di aver azzerato l'attenzione sugli importi reali e sulla qualità della spesa pubblica, prestando attenzione solo ai rapporti percentuali. Mi riferisco al famoso rapporto debito-pil che dovrebbe essere inferiore al 60% (noi siamo al 133%, peggio solo la Grecia con il 179%, il paese più virtuoso l'Estonia col 9%). Come già detto, nessuno ha mai spiegato il fondamento scientifico o empirico della soglia al 60%, ma ormai è data per acquisita e quindi nessuno si chiede più il perché.

L'effetto collaterale di questa distorsione è che non si ragiona sulla riduzione del valore assoluto del debito, con il rischio di sprofondare in una crisi di tipo greco (su questo punto i valori percentuali dovrebbero aiutare a percepire il pericolo). Si dibatte, invece, solo su come contenere il rapporto debito/pil. Si è arrivato, per esempio, ad auspicare una impennata dell'inflazione, che facendo (nominalmente) aumentare il pil contribuirebbe ad abbassare il rapporto debito/pil. Mi ricorda tanto la scelta del marito che voleva fare un dispetto alla moglie.

All'inizio della crisi, nel 2007 il debito era 1.600 miliardi; nel 2013 i governi Berlusconi IV e Monti ci hanno lasciato con 2.070 miliardi; i governi Letta-Renzi-Gentiloni (con Padoan al Mef dal 2014) ci lasciano con 2.300 miliardi di debito. Investimenti non ce ne sono stati, il welfare è stato ridotto; la crescita del debito è finita in spesa corrente, inefficienze, mance e interessi sul debito pubblico. Eliminata la distorsione del rapporto con il pil ecco svelato che la crisi c'entra poco o niente.

Restare fermi non si può: il peso debito ci farà affondare. Ma per rilanciare l'economia, se si vuole essere responsabili, prima di fare ancora deficit (cioè ulteriori debiti) bisogna presentare un piano credibile di riduzione del debito esistente (senza nascondersi dietro le percentuali), e indicare come misurare in maniera oggettiva l'efficienza della spesa che si intende fare con il nuovo debito e la sua efficacia (l'effetto moltiplicativo, direbbero gli economisti). In sintesi: ridurre il debito e migliore spesa.

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