I dettagli della ripresa lenta

La ripresa dell’economia italiana è trainata dall’export, ai massimi di sempre, e dalla domanda interna.

01.09.17 Francesco Daveri  da www.lavoce.info

2 Commenti

La ripresa dell’economia italiana è trainata dall’export, ai massimi di sempre, e dalla domanda interna. Agli investimenti – sotto di un quarto rispetto al 2008 – manca il contributo dell’immobiliare, mentre incombe la fine degli incentivi di Industria 4.0. La crescita dell’import.

Una lenta ripresa trainata da export e investimenti

Con la diffusione delle stime Istat sulla crescita del Pil (+0,4 per cento) e delle sue componenti (consumi, investimenti, spesa pubblica, export e import) del secondo trimestre 2017, si può parlare con maggiore dettaglio delle ragioni della ripresa dell’economia italiana.

Dalla tabella sotto (che contiene un confronto con le riprese del passato) si vede che l’attuale crescita del Pil trimestrale (in atto da dieci trimestri) viaggia ad un passo dello 0,3 per cento per trimestre. A trainarla sono un po’ tutte le voci della domanda del settore privato: l’export (che guida con un +0,9 per cento) e gli investimenti (al +0,5 per cento), con i consumi di poco sotto la media al +0,3 per cento e la spesa pubblica destinata alla produzione di beni e servizi pubblici (circa metà della spesa pubblica complessiva) in aumento per un magro +0,1 per cento. Del resto, con buona pace dei critici dell’austerità, uno stato con un debito pubblico al 133 per cento dovrebbe ridurre la spesa pubblica, altro che aumentarla dello 0,1 al trimestre.

Manca l’immobiliare e incombe la fine degli incentivi di Industria 4.0 …

I dati comparati della tabella mostrano anche che le voci del prodotto interno lordo oggi trainanti (export e investimenti) stanno in realtà svolgendo questo compito con minor vigore rispetto a quanto abbiano fatto nelle riprese del passato. Mentre la ripresa dei consumi è grosso modo in linea con quelli dei decenni precedenti, la crescita degli investimenti e delle esportazioni è meno della metà di quella registrata nelle riprese di fine anni ’90 e dei primi anni duemila.

Questo rallentamento è particolarmente grave per gli investimenti, non per le esportazioni. Malgrado il loro andamento lento, infatti, il livello dell’export di oggi è al massimo di sempre, del 7 per cento più elevato di quello del 2008 (nel 2016 l’Italia ha venduto all’estero beni e servizi per oltre 500 miliardi di euro). È chiaro che le aziende italiane potrebbero fare ancora di più. Ma hanno già fatto moltissimo, anche perché mantenere i tassi di crescita del passato in un mercato internazionale sempre più competitivo è un’impresa ardua. È ben diversa la musica per gli investimenti, che sono ancora sotto di un quarto rispetto ai massimi del 2008. Pesa soprattutto il solo flebile ritorno del mercato immobiliare dove sono tornate le compravendite, ma senza una ripartenza dei prezzi dopo il crollo degli ultimi anni. Sul mercato (specie nella sua componente non residenziale, scesa dello 0,2 per cento trimestrale anche durante la ripresa) incidono in negativo vari disincentivi regolatori e di tassazione oltre al macigno di tanti immobili invenduti o vuoti che non esistevano durante le riprese del passato. Per macchinari e attrezzature sono arrivati i sostegni a investire del piano di Industria 4.0 che hanno prodotto qualche risultato positivo nel secondo trimestre 2017. Ma c’è da ricordare che anche gli incentivi del ministro Calenda (come la decontribuzione per i nuovi assunti a tempo indeterminato del 2015-16) sono temporanei. Cioè suggeriscono alle aziende di anticipare a oggi investimenti che sarebbero avvenuti domani e quindi, anche nel caso in cui funzionino, richiedono di essere rinnovati per evitare uno sboom che finirà per arrivare a meno che non si ristabiliscano più solide condizioni di profittabilità. Infine, molto della ripresa attuale si deve alla robusta ripresa degli investimenti in mezzi di trasporto degli ultimi dieci trimestri (+5,7 per cento al trimestre). Ma, anche in questo caso, gli acquisti rimangono inferiori di poco meno del 20 per cento rispetto ai livelli del 2008.

… Mentre persiste l’anomalo boom delle importazioni

L’ultimo dato della tabella che salta all’occhio è la relativamente elevata crescita delle importazioni, cresciute finora del l’1,3 per cento per trimestre. Meno che nelle riprese precedenti, ma in misura sproporzionata rispetto alla limitata vitalità della domanda interna. Il dato è che, durante questa ripresa come in quella post-2008, la crescita della domanda manifestata dal settore privato interno ed estero ha trovato soddisfazione più che in passato nella produzione estera che in quella interna. E così la ripresa delle importazioni batte quella del Pil quattro a uno (+1,4 contro +0,3). Il rapporto era di due a uno nella ripresa di fine anni novanta e di tre a uno nella ripresa dei primi anni duemila. Conta la graduale internazionalizzazione delle abitudini di consumo delle famiglie e degli acquisti dei servizi di sub-fornitura da parte delle aziende. Fenomeni che vanno accettati come conseguenza naturali della globalizzazione. Ma l’anomalo boom dell’import è anche il riflesso di una perdita di competitività da non sottovalutare. E da curare con le politiche dell’offerta oggi tanto impopolari.

Tabella – Le componenti della crescita durante le riprese di oggi e di ieri

Fonte: elaborazioni su dati Istat

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Commenti

Giuseppe Lupoi 01/09/2017 alle 12:37 Rispondi

sbaglio o l'aumento delle importazioni vuol dire che la vulgata "abbassiamo le tasse così aumentano i consumi (interni) " ha poca solidità?

Savino 01/09/2017 alle 11:36 Rispondi

E' impossibile avere crescita sostenuta senza alti livelli di produttività e senza professionalità impeccabili dal punto di vista formativo. La flessibilità del lavoratore deve essere indirizzata sul piano motivazionale e incentivata nel salario, mentre agli imprenditori è richiesto di fare da tutore del neo assunto, investendo nella sua formazione.

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