Xi Jinping, il leader cinese che parla come Obama: “La globalizzazione non è l’origine del problema”
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Dal forum di Davos: «Il sistema economico crea difficoltà, ma non va buttato via»
DAVOS,18/01/2017 alle ore 07:30Alessandro Barbera, La Stampa
Il discorso sembra scritto da uno dei ghostwriter di Obama. Difende la globalizzazione, cita Dickens, si mostra preoccupato per il futuro delle nuove generazioni, parla di progresso, bellezza, condivisione dei valori. Si spinge a magnificare le lodi della libertà di movimento dei capitali, che pure in Cina non è granché difesa. Xi Jinping conquista la platea del World Economic Forum, strappa perfino un applauso a scena aperta. Per qualche minuto le élite dell’Occidente democratico dimenticano cos’è ancora la Cina: una nazione in cui i diritti non sono tutelati e internet è censurata.
La storia recente della Cina insegna che politica, commercio ed economia non devono camminare sullo stesso piano. Xi voleva mandare un messaggio chiaro all’Europa e il discorso di Davos lo ha legittimato: la Cina si propone come argine all’isolazionismo di Trump. Xi non poteva scegliere momento migliore per il suo discorso a Davos: mentre Trump si insedia alla Casa Bianca al grido America first, mentre Theresa May annuncia l’uscita dall’Unione europea, Xi si fa portavoce di chi chiede un mondo aperto e solidale. Ovvero un mondo in cui le merci cinesi viaggiano liberamente.
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«Alcune persone accusano la globalizzazione economica» per il «caos» in cui viviamo oggi, ma molti dei problemi attuali «non sono stati causati da essa». Se il mondo è attraversato da migrazioni di massa la colpa è semmai delle diseguaglianze crescenti che attraversano il mondo. «È vero che la globalizzazione ha creato nuovi problemi, ma questa non è una giustificazione per cancellarla, quanto piuttosto per adattarla». Piaccia o no – dice Xi - l’economia globale è l’enorme oceano dal quale nessuno può tirarsi fuori. Il panorama del commercio mondiale è cambiato completamente, con nuove catene del valore, eppure «le regole del commercio globale non hanno seguito questi sviluppi. C’è una frammentazione delle regole». Il presidente cinese condanna il protezionismo: «Perseguirlo è come chiudersi dentro una stanza buia. Vento e pioggia possono pure restare fuori, ma resteranno fuori anche la luce e l’aria» e senza citare Trump spiega: «Nessuno uscirebbe vincitore da una guerra commerciale».
Xi ammette che oggi il mondo è attraversato da diseguaglianze, cita il patron di Davos Schwab a proposito dei costi umani della quarta rivoluzione industriale, ma chiede al mondo progredito di contribuire a migliorare le cose. Non parla mai dei diritti negati in Cina, in compenso snocciola i numeri del contributo cinese alla crescita mondiale e ai progetto di sostegno nei Paesi più poveri. Forse un piccolo passo verso una maggiore consapevolezza, o forse solo il discorso di un abile politico.
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