Altro che “Garanzia giovani”, la grande truffa degli stage non pagati da oltre un anno

Finora, quasi il 40% delle risorse del programma in Italia è stato destinato ai tirocini. Che nella maggior parte dei casi non si sono trasformati in contratti di lavoro. Né sono stati pagati. E c’è chi aspetta da più di un anno, mentre da Bruxelles pensano di rifinanziare il programma

di Lidia Baratta 28 Settembre 2016 - 11:50 Inkiesta

La Commissione europea da poco ha proposto il rifinanziamento del programma Garanzia giovani per due miliardi di euro nel triennio 2017-2020. Ma mentre a Bruxelles si pensa a immettere nuova benzina per scaldare i motori, in Italia ci sono migliaia di ragazzi e ragazze che aspettano ancora di essere pagati per le ore di stage svolte l’anno scorso.

Perché se Garanzia giovani ha fatto segnare un segno più, è stato soprattutto nel mondo dei tirocini. Rispetto alla dotazione iniziale, le regioni hanno speso 241,4 milioni in più solo per gli stage. Quasi il 40% del miliardo e mezzo di risorse a disposizione è stato destinato a questi strumento.

Alla data del 9 settembre 2016 – dati Isfol – risultano oltre 176mila e 700 individui impegnati negli stage extracurriculari previsti nel programma, a fronte di 51mila assunti con un bonus occupazionale. D’altronde basta guardare le offerte che si trovano sul portale Garanziagiovani.gov.it: il 27 settembre, nella prima pagina, su dieci annunci, nove offrono stage. Che pure qualche dubbio lo fanno venire, perché si cercano stagisti anche per posizioni di segretaria, aiuto commesso, barista e pure per mondatore di pesce. A volte si chiede anche che il tirocinante abbia esperienza (ma come, il tirocinio non serve a imparare?). Ma questa è un’altra storia.

Il punto è che, al di là dell’ambito di applicazione per far crescere l’occupazione giovanile (obiettivo primario del programma), in tanti non sono mai stati pagati per il lavoro svolto.

Altro che “Garanzia”. Da Nord a Sud, tranne poche eccezioni, nessuno sa che fine abbiano fatto e quando arriveranno questi soldi.

Senza dimenticare che una volta finito lo stage, la maggioranza ha continuato a essere disoccupato. Nonostante l’incremento del numero di tirocini, negli ultimi cinque anni la percentuale di trasformazione in contratti non ha mai superato il 12 per cento. E anche per la Garanzia giovani, gli stage hanno finito per diventare un veicolo di risparmio per i datori di lavoro anziché uno strumento per formare futuri dipendenti o collaboratori. Che sono rimasti pure, in tanti casi, con le tasche vuote.

Giulia ha finito il suo tirocinio a febbraio del 2016. Nel contratto c’era scritto che le avrebbero corrisposto 400 euro lorde al mese. E invece non ha mai ricevuto un euro. Allo sportello Garanzia giovani della sua città, in Calabria, nessuno sa niente. «Anzi, ogni tanto sono loro che mi chiamano per sapere se sono arrivati i soldi», racconta. All’Inps le dicono di rivolgersi alla Regione Calabria. Dalla Regione Calabria le chiedono di rivolgersi all’Inps. Sulla possibile assunzione dopo i sei mesi di tirocinio, per 25 ore settimanali, manco a dirlo. «Non ci sono soldi», è stata la risposta dell’azienda.

E come lei ce ne sono tanti. Su Facebook è nato pure il gruppo “Garanzia giovani Calabria: abbiamo il diritto di essere pagati”. In tanti aspettano i soldi da più di un anno. E in molti denunciano che nelle liste dei pagamenti, per i pochi fortunati, il trasferimento degli arretrati sta avvenendo senza un criterio cronologico.

Stessa situazione in Puglia. Finito lo stage, molti non hanno visto un euro. «Ho lavorato gratis per sei mesi», denunciano in tanti. E davanti alla notizia del rifinanziamento, i commenti non la mandano a dire. «Sì, rifinanziare l’inc....».

 «E certo, regaliamo tirocini sino al 2020 così diminuisce la disoccupazione se si può chiamare impiego tale schifo. Intanto chi come me sta terminando o ha terminato questo progetto non è ancora stato retribuito».

In Sicilia, la platea di chi sta ancora aspettando l’accredito su conto corrente è enorme. Nella regione tra il 2014 e il 2015, con l’apporto di Garanzia giovani i tirocini sono aumentati del 714 per cento. Ad agosto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti aveva fatto sapere che, poiché nella regione i tirocini avevano avuto un numero di adesioni particolarmente elevato, erano state incrementate di circa 50 milioni di euro le risorse devolute all’Inps. Ecco perché c’erano tanti ritardi. Ma due mesi dopo l’annuncio, c’è ancora chi aspetta i pagamenti di marzo. Tutti hanno ricevuto l’attestato conclusivo, e chi si è visto si è visto. Ma dei soldi non c’è traccia.

Nel Lazio la situazione è ancora più complicata. I ritardi ci sono anche qui. E se si invia un’email per chiedere delucidazioni all’assessorato del Lavoro della Regione, la risposta (quando arriva) è standard: «L’avvio della fase 2 di Garanzia Giovani, che ha modificato le modalità di pagamento dei tirocini a carico della Regione Lazio e dei soggetti ospitanti, sta causando purtroppo dei ritardi nel pagamento delle indennità che spettano a ognuno di voi dei quali ci scusiamo». A maggio scorso il rimborso minimo per i tirocini laziali è stato aumentato da 400 a 500 euro. E questa, almeno per ora, è quello che si dice per giustificare i ritardi. Che però, va detto, c’erano anche prima.

Così cme in Emilia Romagna, dove si registrano attese da oltre sette mesi, in Piemonte e Campania. Sulle pagine Facebook che si sono create regione per regione per scambiarsi informazioni – visto che dalle istituzioni spesso non arrivano notizie – le lamentele sono tutte molto simili. Senza distinzione geografica. E qualcuno ha anche pensato di cambiare il nome al progetto europeo: «Se i tirocini non vengono pagati regolarmente, come sta accadendo, non si può parlare di Garanzia giovani ma di sfruttamento giovani». E pensare che c’è chi vuole rifinanziare tutto questo. Magari prima sarebbe meglio rivedere qualcosa, almeno un po’.

Categoria  Economia

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