L’Europa senza mercato è morta. Parla il ministro Calenda
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Stop al Ttip? “Crisi d’identità europea su America e mercato”. “Politica interna tedesca e pulsioni anti libero scambio incrinano l’identità europea”, dice il ministro dello Sviluppo economico
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di Marco Valerio Lo Prete | 29 Agosto 2016 ore 22:59
Roma. “Il 2016 si conferma l’annus horribilis della politica commerciale europea”. Esordisce così il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, in una conversazione con il Foglio a proposito delle ultime esternazioni della leadership tedesca sul Ttip, o Transatlantic Trade and Investment Partnership, l’accordo di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti. “Una battuta d’arresto innegabile su questa intesa solleva problemi non soltanto di tipo economico, ma anche dubbi sullo stato di salute delle istituzioni comunitarie, e soprattutto sull’identità europea e sul rapporto che il nostro continente intende avere con il mercato”.
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“Se è vero dunque che una mancanza di leadership è imputabile sia all’America sia all’Unione europea – dice Calenda – è indubbio che in particolare alcuni leader del nostro continente abbiano scelto di cavalcare le pulsioni antiglobalizzazione e in generale anti mercato presenti oggi nell’opinione pubblica europea. Pulsioni che non vanno ignorate, ben inteso, ma affrontate a viso aperto sul terreno dei contenuti effettivi di questi accordi”. Che invece un discorso pubblico sul merito del Ttip sia stato sacrificato sull’altare della politica interna è facilmente dimostrabile. Calenda, a riprova di un certo pregiudizio ideologico nei confronti degli Stati Uniti in sé, ricorda quante poche volte sia stato interrogato in Parlamento o dall’opinione pubblica quando erano in ballo intese commerciali pur importanti con paesi diversi, si chiamassero Canada o Vietnam. Altro indizio sulla strumentalità di certe prese di posizione: la maggior parte dei gruppi contro il Ttip non si è limitata a chiedere cambiamenti di direzione sul contenuto dell’intesa in fieri, osserva il ministro, ma ha chiesto una sospensione tout court della trattativa per il Ttip. Implicitamente sostenendo che non dovremmo neanche negoziare con il nostro principale partner economico e politico.
Calenda non esclude a priori che un accordo sia tecnicamente raggiungibile prima della dipartita del presidente Barack Obama, ma lo ritiene difficilissimo. Lo aveva detto anche prima di Gabriel, a dire il vero – “il Ttip secondo me salta, siamo arrivati troppo lunghi sulla negoziazione tecnica”, dichiarò a luglio – seppure senza usare i toni trionfalistici del ministro tedesco. In caso di rinvio, bisognerà attendere un nuovo mandato del Congresso americano al futuro inquilino della Casa Bianca, sperando che nel frattempo altri rivolgimenti politici non abbiano complicato troppo le cose anche su questa sponda dell’Oceano Atlantico.
“Rifiutarsi di negoziare oggi o mancare un’intesa domani sarebbe un fallimento per tutti – dice Calenda – Infatti fissare alcuni standard su commercio e servizi tra Europa e Stati Uniti è un modo virtuoso per governare la globalizzazione. Gli standard di un’intesa transatlantica così possente diverrebbero gli standard da imitare in tutto il mondo, sarebbero la strada maestra per rettificare gli squilibri dell’integrazione dei mercati che in tanti lamentano. Se rigettassimo tutto ciò, ragionando come se fossimo in presenza di tante Brexit contemporanee, dovremmo prendere atto che l’Europa ha difficoltà esistenziali a sopravvivere all’interno di un sistema globale sempre più complesso. In questo senso, oltre che per la difficoltà di rapportarci con un nostro alleato storico come gli Stati Uniti, siamo di fronte a una crisi d’identità del continente. Più grave di un accordo commerciale andato male”.
Il governo italiano aveva investito molto su questo processo. Come esce dalla battuta d’arresto? “Continueremo a tenere aperti tutti i canali con l’opinione pubblica a partire da coloro che avversano alcuni il Ttip, per discutere nel merito sull’importanza dell’accordo. A livello diplomatico, poi, insisteremo sul fatto che nessuno ha privato la Commissione del suo mandato a negoziare che gli stati sovrani e il Parlamento europeo gli hanno conferito. Bruxelles dunque deve andare avanti, senza farsi influenzare da uscite estemporanee di questo o quell’altro leader”, conclude Calenda.
Categoria Italia