Draghi preoccupato indica 5 punti per salvare l’Europa
- Dettagli
- Categoria: Economia
La Banca centrale ai leader: rilanciate la crescita e fate qualcosa per “la vulnerabilità delle banche”
REUTERS Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi
29/06/2016 MARCO ZATTERIN DA BRUXELLES, La stampa
Determinato, pronto a «fare tutto il necessario per mantenere la stabilità dei prezzi». Ma anche allarmato per come le conseguenze del referendum britannico minacciano l’economia e i mercati europei.
Mario Draghi condivide le certezze e le apprensioni del momento coi capi di stato e di governo dell’Ue in un breve passaggio al vertice europeo. «Vedo rischi di turbolenze - afferma il presidente della Bce - e un fattore importante è la percezione che l’Ue possa divenire ingovernabile». Per questo fissa cinque indicazioni sul da farsi, le suggerisce ai leader e lo impone a se stesso con un nuovo «whatever it takes», ancora più pesante di quello del luglio 2012. Chiede soprattutto di far qualcosa per «la vulnerabilità delle banche» e invoca una modifica della «politica di bilancio da orientare maggiormente verso gli investimenti». A questo punto, ribadisce, restare fermi può essere un doppio danno.
Non è un discorso pubblico. Quello che l’ex governatore racconta ai capi dei governi europei dovrebbe restare segreto. Però, a Bruxelles, vale la regola che quando dici qualcosa a Ventisette delegazioni, è difficile che rimanga segreta. Così si viene a sapere che Draghi è persuaso che la Brexit abbia girato il vento. «La situazione non era male» prima del referendum, risulta aver detto il numero uno della Bce: «C’era una crescita stabile alimentata dagli investimenti e l’inflazione era bassa, mentre il flusso dei prestiti stava migliorando col mercato del lavoro». Poi è venuto il 23 giugno e tutto è cambiato.
Per la crescita, anzitutto, ha spiegato. Draghi ha avvertito che varie elaborazioni stimano una possibile contrazione della crescita compresa fra lo 0,3 e lo 0,5 punti percentuali nei prossimi tre anni per l’Eurozona. Vorrebbe dire che la crescita in media sarebbe appena superiore al punto percentuale, troppo poco per ridare la carica che serve al motore dell’economia per curare davvero la piaga della disoccupazione a due cifre. «Sono forse pessimistiche», ha concesso il banchiere centrale, influenzate dal fatto che Londra è un partner commerciale di gran rilievo.
La convinzione di Draghi, secondo le fonti, è che tutti i mercati finanziari saranno influenzati, soprattutto quelli dei cambi. «Sono inoltre preoccupato dai tentativi di altri paesi di intervenire su quelli che non sono considerati livelli di cambio non ottimali». Di qui la paura delle turbolenze e che l’Europa sia giudicata ingovernabile. Di qui i cinque punti imprescindibile, lista che comincia con il «whatever it takes» di casa Bce e continua con l’esigenza, già attuata, di aumentare la cooperazione delle banche centrali sul mercato valutario.
Il terzo punto pare un imperativo. «E’ tempo di affrontare la vulnerabilità delle banche, non possiamo permetterci di non farlo». Così come non ci si può concedere di non orientare la politica di bilancio verso gli investimenti, azione necessaria ma non sufficiente «se i leader non si mostreranno impegnati a lavorare assieme per adattare la Ue ai cambiamenti richiesti dai cittadini». Nodo cruciale, questo. Vuol dire riformare le economie e anche le istituzioni europee per renderle più efficaci e gestibili. Draghi l’europeista lo chiede spesso. Questa volta l’urgenza è sembrata più netta.
Categoria Economia