Il paese con il tasso di occupazione di stranieri più alto? Sorpresa: l'Italia
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Nel nostro paese lo scarto fra occupati stranieri e locali è il più alto d'Europa: +6,9%. (con picchi del 33% fra i giovani). Il motivo? Il sistema economico richiede un tipo di lavoratore con poche skills, intercambiabile, da pagare il meno possibile
di Gianni Balduzzi Linkiesta, 15.6.2016
«Vengono a rubare il lavoro degli italiani, abbiamo già tanti disoccupati». Oppure: «Fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare». Quante volte abbiamo sentito queste frasi fatte? Un motivo per un conflitto tra queste visioni c’è: l’Italia risulta essere, in base agli ultimi dati Eurostat, uno dei Paesi d’Europa in cui il tasso d’occupazione degli stranieri è più alto di quello dei locali. Precisamente il 6,9% in più, solo in Slovenia e in Grecia il divario è maggiore, mentre in media in Europa gli extracomunitari sono meno occupati degli autoctoni del 10% circa, che diventa il 20% in Francia e il 22% in Germania.
Le cifre cambiano se parliamo di stranieri comunitari, quindi rumeni, bulgari, polacchi, ma anche francesi, inglesi, spagnoli, ecc. In questo caso in nessun Paese come il nostro la differenza è maggiore, +14,9%.
Lo scarto è positivo nella gran parte degli Stati, e la cosa non stupisce, si tratta spesso infatti di persone trasferitesi proprio per motivi di lavoro in uno Stato vicino. È più significativo occuparsi degli extracomunitari, tuttavia. E vediamo allora che il massimo della differenza con i tassi di occupazione dei locali si raggiunge tra i 15 e i 24 anni. Qui è del 33% in Italia, ovvero tra gli stranieri extracomunitari lavora il 33% dei giovani in più che tra gli italiani.
In questo caso viene da pensare che conti molto la maggiore propensione tra gli italiani per gli studi universitari, rispetto agli stranieri. Ma poi ci ricordiamo che il nostro è anche il Paese con meno laureati d’Europa, e anche volendo considerare solo i frequentanti non siamo certo ai primi posti. Un primato invece lo abbiamo, quello dei Neet (Not in Education Employment Training), e probabilmente qui sta la causa del fenomeno tra i giovani. Che tra l’altro coinvolge molto più gli uomini delle donne.
Questo certo non per l’alto livello di occupazione femminile in Italia, che è ancora una volta tra quelle più basse nell’Unione Europea, ma per la preponderanza di lavoro maschile tra gli stranieri tra cui spesso vigono elementi di tradizionalismo che vogliono la donna a casa. Anche se come vediamo persino meno che in Italia. I tassi di occupazione degli stranieri sono più alti da noi che in Francia o in Germania, più alti anche della media Ue. E anzi quello che emerge è che i Paesi più ricchi e avanzati sono quelli in cui gli stranieri trovano meno lavoro.
E dunque cosa succede? Sono gli stranieri allora che rubano il lavoro agli italiani? Solo nel nostro Paese e in Spagna? E non lo rubano in Francia, Germania, Regno Unito, Paesi di antica e numerosa immigrazione? In realtà non c’è nessun complotto, nessuna preferenza per gli stranieri o discriminazione per i locali. In un certo senso questo fenomeno è un altro sintomo dell’arretratezza economica e di sistema dell’Italia. Sono due fattori in particolare a giocare un ruolo fondamentale, il welfare e il tessuto economico, del resto legati.
Nel Centro-Nord d’Europa esiste un sistema di sussidi che sostiene lo straniero disoccupato e la su famiglia, molto discusso e contestato certo, anche perchè di fatto una buona parte del welfare in questo modo viene destinato proprio agli immigrati. Come sappiamo non è così in Italia, dove gli stranieri in un certo senso sono costretti a lavorare a tutti i costi, accettando anche occupazioni malpagate, lo sfruttamento, che non manca poichè, ed è questo il secondo e fondamentale fattore, è soprattutto in Italia che il sistema economico richiede un tipo di lavoratore con poche skills, intercambiabile, da pagare il meno possibile perchè i margini dell’industria o dei servizi dove viene occupato sono bassi, e molto soggetti alle crisi, industrie e servizi poveri di quei contenuti tecnologici che possano tenerli al riparo dalla concorrenza dei Paesi emergenti, dalla produttività bassa o bassissima.
Campi di pomodori, magazzini della logistica, industria agro-alimentare, industria tessile, mercato delle badanti, servizi di pulizia, compongono nel nostro Paese una percentuale del PIL maggiore che in Germania, Regno Unito, Scandinavia. E tanto per la cronaca, per quanto presente, questo scarto a favore degli immigrati negli anni è sceso, e visto che sappiamo che il tasso di occupazione italiano non è certo salito dal 2008 oggi, vuol dire che in realtà gli stranieri hanno sofferto la crisi molto più dei locali, non solo in Italia, ma soprattutto in Italia.
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