Sportelli, sofferenze e “perversioni”: tutto quello che Visco non ha detto
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Tante parole sull’Europa rigida e sulle riforme: zero, sulle responsabilità di chi doveva vigilare sul sistema del credito. Raccontandoci la favola delle banche più solide al mondo
di Francesco Cancellato linkiesta, 1 Giugno 2016 - 11:53
Le prime pagine si dividono: c’è chi parla di come il governatore abbia sferzato il Governo nel continuare le riforme per far crescere l’economia. C’è chi parla dell’Europa cattiva e rigida che non consente più di usare soldi pubblici per salvare le banche. Chi riporta le sue riflessioni sullo spettro della deflazione e sulla necessità che la Banca Centrale Europea stampi ancora più soldi. C’è chi si spaventa per il passaggio sulle banche che devono ridurre gli organici.
Tutti temi importanti, d’accordo. Ma scorrendo le ventisette pagine di considerazioni finali del governatore di Bankitalia ci si accorge che il governatore ha detto altre cose, a nostro avviso altrettanto importanti. Ad esempio ha detto che lo «scarso rispetto delle regole di finanza pubblica nel periodo precedente la crisi ha giustificato» il rafforzamento delle regole europee. E che la vigilanza cui Bankitalia è chiamata deve «ridurre per quanto possibile la probabilità che i dissesti si verifichino e a contenerne le ricadute» Una responsabilità che «richiede di riflettere sempre sulle cause delle crisi».
Ecco, allora. Le cause della crisi. Su questo ci permettiamo di avanzare qualche dubbio in merito alle valutazioni di Visco.
Ad esempio, quando dice che «la legge di riforma delle banche popolari ha posto le premesse per risolvere il duplice problema del controllo sull’operato degli amministratori, che nelle forme cooperative può essere poco efficace o addirittura soggetto a incentivi perversi». Ecco, facciamo notare che quegli incentivi perversi come le deleghe in mano ai dipendenti e le liste per l’elezione dei Consigli d’Amministrazione su schede prestampate - non esattamente incentivati a schierarsi contro i loro padroni - e i prestiti a fronte del possesso di azioni - erano scritti negli statuti e nella costituzione materiale di quelle banche. Perché sono diventati perversi solo oggi, quando i buoi sono scappati e sei banche, nel giro di pochi mesi, hanno azzerato il loro valore? Duecento ispezioni all’anno e scandali assortiti non erano stati sufficienti ad accorgersi della perversione?
Ci chiediamo come si possa dire che il sistema bancario italiano sia solido. O come il problema delle sofferenze possa essere «arrivato a un punto di svolta», dopo che Atlante, lo strumento che teoricamente dovrebbe risolverlo, ha già bruciato due terzi dei suoi soldi per salvare Popolare di Vicenza e Veneto Banca
Ancora, Visco dice che «lo sfruttamento più intenso della tecnologia, a partire da un maggiore sviluppo della digitalizzazione», che consentirebbe significativi risparmi di costo nell’offerta di servizi tradizionali e standardizzabili. Tradotto: più internet, meno sportelli. Vero. Ma se questa è la ricetta - e lo è da almeno dieci anni, non da ieri - perché Bankitalia ha continuato ad autorizzare l’apertura di nuovi sportelli? Tanto per fare un esempio, quello di Banca Popolare di Vicenza a Napoli, nel dicembre del 2014.
Visco parla tanto anche di crisi e di sofferenze bancarie, ma in ventisette pagine di relazione non c’è traccia della parola “immobiliare”. Peccato, perché buona parte dei crediti deteriorati arrivano da lì. Da un overdose di villette e palazzine e mutui che, complice la crisi, hanno fatto saltare per aria i conti delle famiglie e delle imprese del settore. Domanda: perché le regole di Vigilanza favorivano i prestiti immobiliari, considerati più sicuri e invece non si è posta sufficiente attenzione sull'abnorme misura che quei prestiti andavano raggiungendo?
E ancora, ci chiediamo come si possa dire - ancora una volta! - che il sistema bancario italiano sia solido, dopo sei banche massacrate e altre, come il Banco Popolare, che sono passate da 16 miliardi di capitalizzazione nel 2007 agli 1,6 miliardi oggi, alla vigilia di un altro aumento di capitale. O come il problema delle sofferenze possa essere «arrivato a un punto di svolta», dopo che Atlante, lo strumento che teoricamente dovrebbe risolverlo, ha già bruciato due terzi dei suoi soldi per ricapitalizzare Banca Popolare di Vicenza e - tra poco sui nostri schermi - Veneto Banca.
Non abbiamo risposte a queste domande. E per questo ci sarebbe piaciuto che ce le avesse date Visco. Al posto delle dita che indicano altri responsabili - l’Europa rigida, i piccoli risparmiatori che non investono senza capire -, dell’incrollabile fiducia in un sistema di banche di territorio, “solido” anche quando sta cadendo a pezzi, del continuo riferirsi alla necessità di accrescere la «cultura finanziaria dei cittadini», quasi che i disastri delle quattro banche (più due) fosse tutta colpa loro. Della reticenza, in ultima analisi, nell’assumersi la benché minima responsabilità di è quanto accaduto e sta ancora accadendo al nostro asfittico sistema bancario.
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Commenti
Furio. Dice Zingales dagli USA che troppe sono le responsabilità della situazione bancaria italiana e che quindi ci trascineremo per anni la sanatoria. Almeno che non si chiami in Italia la Troika !!!