L’abdicazione dei chierici “Sono le nostre élite politiche e intellettuali a minacciare la civiltà”.

Leon de Winter, gran scrittore olandese, ci spiega come l’indifferenza da multiculturalismo ha compromesso l’identità dell’Europa

Panorama di un'Olanda deserta

di Giulio Meotti | 07 Ottobre 2015 ore 10:58

Roma. “E’ magnifico uscire di casa senza ombrello, ma non ho abbandonato l’Olanda a causa della pioggia”. E’ con una battuta che Leon de Winter ci racconta la sua decisione di lasciare i Paesi Bassi per trovare casa a Los Angeles, in particolare a Malibu. “I prossimi anni saranno gli ultimi della presenza ebraica in Europa”, ci dice De Winter. “Il nostro disperato bisogno di amore non ha avuto risposta”. De Winter è una strana creatura nel mondo delle lettere olandesi. I suoi romanzi sono costantemente in cima alle classifiche delle vendite e de Winter è parte della vita mondana di Amsterdam. Scrive sul tedesco Spiegel, sugli olandesi Elsevier e Trouw e sul New York Times. Ma l’appartenenza all’establishment non gli ha mai impedito di prendere posizioni anticonformiste. Come quando chiese all’Europa di farsi carico della sicurezza di Ayaan Hirsi Ali, che invece avrebbe poi abbandonato l’Aia per l’America.

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De Winter non crede che l’Europa abbia finalmente trovato la forza necessaria per distruggere lo Stato islamico. “Avrebbero potuto farlo all’inizio, ma l’Europa ha rinunciato a usare la violenza per rafforzare gli ideali occidentali di pace e stabilità. Le potenze occidentali soffrono di un relativismo culturale. Hanno paura di essere accusati di imperialismo e colonialismo. E hanno paura di identificare il carattere dell’Isis, che è quello di un vero culto islamico”. Quando abbiamo rimosso la guerra dall’immaginazione pubblica e politica? “La sconfitta dell’America in Vietnam è stata l’inizio della fine della fiducia occidentale nell’uso della forza. E il rifiuto americano di impegnarsi in Iraq dopo la vittoria, così come era avvenuto in Germania e Giappone dopo la Seconda guerra mondiale, ha alimentato questa crisi di fiducia. Soltanto la forza può eliminare il culto dell’Isis, ma l’occidente non crede più nel suo potere”.

E’ il paradosso di una Europa che elimina le sanzioni dall’Iran e le inizia a imporre su Israele. “E’ il rifiuto di identificare il male in quanto tale. L’Europa proietta la sua paura dell’Iran su Israele, che è un minuscolo paese che può essere obliterato. E accusando Israele di comportarsi come i nazisti, l’Europa riduce il suo senso di colpa per la Shoah. L’‘accordo storico’ sull’Iran è l’inizio della fine dell’attuale medio oriente e in particolare la fine dello stato ebraico. Questo accordo porterà alla realizzazione islamista e neo-marxista del sogno della distruzione di Israele. E la Germania, la nazione che in precedenza aveva quasi spazzato via gli ebrei, ci farà molti affari. Ma l’Iran non sarà soddisfatto dalla fine di Israele. La fame furiosa del regime di Teheran è verso la caduta dell’occidente come erede della secolare e illuminista ricerca della felicità. Nel 2004 il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha riassunto questa ideologia apocalittica: ‘Gli ebrei amano la vita. Stiamo andando a vincere perché amano la vita e noi amiamo la morte’”.

Eppure, Leon de Winter non pensa che l’islamismo sia la principale minaccia alla sopravvivenza della cultura occidentale: “No, sono le nostre élite politiche, artistiche e intellettuali a minacciare la civiltà. Mai prima di oggi nella storia umana così tante persone avevano vissuto così a lungo in prosperità e in sicurezza come in Europa negli ultimi sessant’anni. Ma le nostre élite hanno rinunciato a proteggere la civiltà. Negli ultimi due secoli abbiamo assistito alla implosione di una religione mondiale, l’islam, che oggi deve ridefinire se stesso per non perdere la globalizzazione. Oggi la civiltà islamica non contribuisce in nulla alla scienza, all’arte, alla letteratura, produce soltanto immagini barbare. E’ ridicolo pensare che possa minacciare la modernità o l’Europa, a patto che mostriamo fiducia nella nostra forza e nella nostra cultura”. Prendiamo l’Olanda, il più grande laboratorio multiculturale del mondo. “Il paese non è cambiato, sono le élite che hanno preso il sopravvento. La gente oggi rimane in silenzio sulle proprie opinioni. E come la Germania, l’Olanda ancora ha a che fare con quanto è successo durante la Seconda guerra mondiale. Accogliendo i migranti dalla Siria, gli olandesi fanno ammenda di quanto hanno fatto agli ebrei. L’ironia è che la grande maggioranza di questi migranti odia gli ebrei”.

Si arriva così all’ultima pièce teatrale cui ha lavorato De Winter, dedicata ad Anna Frank: “La famiglia Frank era più tedesca della maggioranza dei tedeschi. La famiglia Frank è stata tradita da tedeschi e olandesi. Sono stati arrestati dai poliziotti olandesi e inviati alla loro morte sull’ultimo treno dall’Olanda per Auschwitz. L’ottanta per cento di tutti gli ebrei olandesi fu deportato e ucciso, oltre centomila persone. Sì, siamo una nazione tollerante, ma l’altra faccia della tolleranza è chiamata indifferenza. L’indifferenza per il destino degli ebrei. Tradendo gli ebrei, l’Europa ha tradito le sue radici ebraico-cristiane e si è avviata per una strada di secolarismo radicale, che alla fine porta a una cultura senza anima, senza santità, senza sacrifici. I tedeschi hanno smesso di fare figli e hanno sviluppato una cultura di narcisismo radicale. In un certo senso, la Germania ha iniziato un processo di autoannientamento. Per la vergogna? Per il senso di colpa? Il resto d’Europa segue a ruota. La cultura occidentale allora è condannata? No! Restano America e Australia. Sarà invece molto dura in Europa nei prossimi anni”.

Categoria Cultura

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