VECCHI SI', MA NON RINCOGLIONITI! - UNO STUDIO DIMOSTRA CHE I DEFICIT INTELLETTIVI DOVUTI ALL'ETA'
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SI SONO RIDOTTI RISPETTO AGLI ANNI '60. NON È DOVUTO AL PEGGIORAMENTO DEI RAGAZZI, MA AL MIGLIORAMENTO DEI PIU' VECCHI
13.5.2024 dagospia.com
SI SONO RIDOTTI RISPETTO AGLI ANNI '60 - IL MOTIVO PER CUI IL GAP DI QUOZIENTE INTELLETTIVO TRA I GIOVANI E GLI ANZIANI SI È RIDOTTO NON È DOVUTO AL PEGGIORAMENTO DEI RAGAZZI, MA AL MIGLIORAMENTO DEI PIU' VECCHI: "LE RAGIONI SONO LEGATE AGLI STILI DI VITA. L’ESPOSIZIONE AL LINGUAGGIO È AUMENTATA MOLTO E…"
Estratto dell'articolo di Elena Dusi per "la Repubblica"
[…] Non è vero […]i che tra giovani e anziani c’è un solco crescente, per quanto riguarda le capacità intellettive. «Il mio studio suggerisce che le differenze cognitive fra giovani e anziani si stiano riducendo con il passare del tempo» racconta Stephen Badham, psicologo dell’università di Nottingham, che ha pubblicato i suoi risultati sulla rivista scientifica Developmental Review e sul sito divulgativo The Conversation .
Il motivo per cui il gap di quoziente intellettivo fra le generazioni si assottiglia, secondo il ricercatore, non è il peggioramento dei giovani, ma il miglioramento dei quozienti intellettivi degli anziani oggi rispetto al passato.[…]
Dagli anni ’60 a oggi, spiega Badham, «i deficit dovuti all’età sono diventati sempre più piccoli». La spiegazione non è chiara. «Il declino del cervello inizia piuttosto presto, intorno ai 30 anni, ed è dovuto alla riduzione progressiva dei neuroni» spiega Giuseppe Sartori, che insegna neuropsicologia all’università di Padova ed è stato consulente per la revisione del processo di Erba (la strage del 2006 per la quale a marzo si sono riaperte le porte del tribunale).
Ma questa curva in calo si intreccia con un’altra curva in salita: l’effetto Flynn. «Chi fa un test per il quoziente intellettivo oggi ha mediamente un risultato più alto, rispetto allo stesso test fatto a un coetaneo un secolo fa», spiega Sartori, definendo l’effetto Flynn. «Il miglioramento non può avere cause genetiche: qualche decennio è troppo poco perché l’evoluzione produca un effetto. Le ragioni sono probabilmente legate agli stili di vita. L’esposizione al linguaggio è aumentata molto fra i bambini di oggi».
[…] L’aumento del QI, notato negli anni ’80 dallo psicologo americano James Flynn, sembra però essersi fermato. Da quasi un decennio la nostra intelligenza ha smesso di crescere. «Probabilmente ha raggiunto i suoi limiti naturali» secondo Badham. «Gli anziani di oggi — spiega Sartori — ricadono nell’onda crescente dell’effetto Flynn». Questo sta diventando sempre meno vero per i giovani, che si ritrovano invece a cavalcare un’onda in discesa. Nel confronto, la generazione che ha beneficiato di scolarizzazione di massa, miglioramento dell’alimentazione e delle cure mediche, riesce a non perdere terreno nei confronti di una gioventù sottoposta a stimoli assai diversi da quelli tradizionali — più schermi, meno lettura — i cui effetti non sono ancora del tutto chiari.
Anche i dati sull’incidenza di Alzheimer e altre demenze sono inferiori alle stime: non si può dire che i casi non aumentino, ma almeno nei paesi ricchi la curva si sta appiattendo. Nei test condotti da Badham fra i suoi volontari, durati 7 anni, si notano aspetti dell’intelligenza che migliorano con l’età: abilità linguistiche e vocabolario. Esperimenti precedenti non erano stati così positivi per chi è in avanti con gli anni, ma avevano dimostrato che le capacità verbali sono quelle che calano meno. «Un quadro dei cambiamenti delle varie funzioni intellettive con l’età ci arriva dalle grandi piattaforme online di allenamento cognitivo » spiega Sartori. […]
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