I favorevoli al nucleare confondono spesso centrali e reattori.

Categoria: Ambiente

Dal ministro Pichetto Fratin a Calenda, passando per Salvini, questo errore è piuttosto comune

07 marzo 2025 di Carlo Canepa, pagellapolitica .it lettura2’

Pagella Politica

Il 6 marzo, ospite a Mattino Cinque su Canale 5, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha presentato il piano del governo per avviare la produzione di energia nucleare in Italia. Pichetto Fratin ha ribadito che questo piano non prevede la costruzione di «mastodontiche centrali», ma degli small modular reactors (SMR), una tecnologia ancora in fase di sviluppo, con alcuni progetti pilota avviati in diversi Paesi del mondo.

Secondo il ministro, la realizzazione dei piccoli reattori modulari potrebbe iniziare «all’inizio del prossimo decennio». Stando ai giorni nostri, nelle prossime settimane il disegno di legge delega approvato dal governo inizierà il suo percorso in Parlamento.

Nella sua intervista, Pichetto Fratin ha commesso un errore, piuttosto comune tra i politici italiani che sono favorevoli al ritorno del nucleare.

Il ministro ha detto che la Francia ha «50 centrali nucleari». Non è vero: secondo le statistiche più aggiornate dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA) – la più importante organizzazione mondiale che si occupa dell’uso pacifico del nucleare – in Francia sono operative 18 centrali nucleari, con 57 reattori, che producono il 65 per cento dell’elettricità nel Paese.

La centrale nucleare di Gravelines è quella con più reattori: sei. L’ultimo reattore diventato operativo è stato il terzo della centrale di Flamanville: la sua costruzione è iniziata nel 2007 e, dopo ritardi e aumenti di costi, è stato collegato alla rete 17 anni dopo, a dicembre 2024. Gli altri due reattori della centrale di Flamanville sono diventati operativi negli anni Ottanta.

La mappa delle centrali nucleari operative in Francia – Fonte: World Nuclear Association

Dunque, l’errore di Pichetto Fratin è confondere le centrali con i reattori.

Le centrali nucleari producono elettricità sfruttando il calore prodotto dalle reazioni nucleari all’interno di un reattore. Semplificando un po’, le elevate temperature, raggiunte generalmente con la fissione di atomi di uranio, trasformano l’acqua dentro ai reattori in vapore, che scontrandosi contro una turbina generano elettricità.

 

In passato lo stesso errore è stato commesso dal leader della Lega Matteo Salvini e, più di recente, dal leader di Azione Carlo Calenda. Il 9 febbraio, in un’intervista con il Corriere della Sera, Calenda ha detto che «nel mondo sono in costruzione 60 centrali nucleari», a sostegno della posizione secondo cui anche l’Italia dovrebbe costruirne (in disaccordo con il piano del governo, che invece punta sui piccoli reattori modulari).

Senza entrare nel dibattito tra favorevoli e contrari al nucleare, non è vero che nel mondo si stanno costruendo 60 centrali.

Secondo i dati raccolti da IAEA, a oggi sono in costruzione 62 reattori nucleari, non centrali.

Quasi la metà di questi è in corso di realizzazione in Cina, dove storicamente i tempi di costruzione sono più bassi che altrove, e buona parte sono reattori aggiunti a centrali già esistenti. Egitto, Turchia e Bangladesh sono gli unici tre Paesi che si stanno dotando delle loro prime centrali nucleari: una a testa, per un totale di dieci reattori.

Una delle differenze principali tra la costruzione di nuovi reattori all’interno di centrali esistenti e la costruzione di centrali completamente nuove sta nell’impatto infrastrutturale ed economico.

L’aggiunta di nuovi reattori a un impianto già operativo significa aumentare la sua capacità di produrre energia, senza dover costruire tutta l’infrastruttura, come gli edifici, le connessioni alla rete elettrica e i sistemi di sicurezza. Di solito, questo rende i costi e i tempi di realizzazione più bassi.

Al contrario, salvo eccezioni, costruire una nuova centrale nucleare da zero è un processo più lungo e costoso, perché richiede più autorizzazioni e la costruzione delle opere infrastrutturali.