L'acqua si quota in Borsa e i dati dicono che varrà più del petrolio

È arrivato lunedì in California il future NQH2O che servirà anche per valutare rischi economici e danni ambientali

MAURIZIO STEFANINI 11.12. 2020 ilfoglio,it

Era stato annunciato già a ottobre che l’acqua entro fine anno sarebbe arrivata in Borsa. “Avrà una quotazione e sarà soggetta a speculazioni finanziarie, diventando una commodity come oro e petrolio”, era stata la comunicazione di Cme Group: la più grande piazza globale dei contratti a termine. Effettivamente, il primo future sull’acqua è partito lunedì. Sulla piattaforma di negoziazioni per via elettronica Globex, sempre di Cme, i contratti legati al Nasdaq Veles California Water Index, che rispecchia il prezzo dei diritti sull’acqua in California, hanno iniziato a essere scambiati con il ticker NQH2O.

Un mercato che appunto in California vale 1,1 miliardi di dollari. La California è un territorio che non ha un rapporto tra popolazione e risorse idriche normale. E’ una zona in gran parte desertica, popolata con la Corsa all’Oro e poi capolinea della Grande Ferrovia Transcontinentale voluta dal governo federale per forgiare un mercato unico dell’immenso paese, che vide crescere grandi città in zone con poca acqua. Determinante è stata la politica delle società ferroviarie che offriva terre da edificare a chi comprava un biglietto per raggiungerle: questo serviva anche a sostenere il traffico. La sostenibilità di un tale modello sembrava problematica, ma prima la scoperta del petrolio, poi Hollywood, infine la Silicon Valley hanno fatto vincere la scommessa. Un simbolo della California restano però i giganteschi acquedotti che portano acqua da chilometri e chilometri di distanza. Il punto è che oggi c’è aspettativa che anche in altre regioni del mondo l’acqua possa presto divenire una commodity alla californiana.

“La scarsità d’acqua è certamente una delle maggiori sfide con cui tutti nel mondo oggi devono confrontarsi”, ha profetizzato Tim McCourt, global head of equity index and alternative investment products del Cme. Ovvio che subito si sono scatenate anche le critiche di chi parla di violazione di quell’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico sanitari che nel 2010 fu incluso dall’Assemblea Generale dell’Onu tra i “diritti umani universali e fondamentali”. Dalla “Guerra dell’Acqua” che in Bolivia fece emergere la leadership di Evo Morales alla “acqua pubblica” che con ambiente, mobilità sostenibile, sviluppo e connettività era una delle “cinque stelle” del Movimento, l’idea di fare dell’acqua un bene come gli altri ha acceso in tutto il mondo rivolte e mobilitazioni. Ma d’altra parte la Cme spiega che proprio il contratto future possa servire da subito come strumento di risk management per aiutare comuni, aziende agricole e industrie a proteggersi dai rischi economici legati alle carenze idriche, e poi, col tempo, diventare un indice benchmark in grado di segnalare globalmente il livello di allarme sull’acqua.

È questo l’approccio dell’Ecologia di Mercato, secondo il quale il prezzo di un bene è uno strumento indispensabile anche per provare a tutelare l’ambiente. In particolare, finora funzionava solo il mercato spot, con liquidazione immediata. In anni di siccità quindi i prezzi aumentavano, e con essi l’incertezza. Scommettere sui futures potrebbe compensare le cifre più alte da pagare in una normale transazione. L’ironia, a proposito di chi annunciava “l’acqua un future come il petrolio”, è piuttosto che invece il greggio continua a precipitare, con l’effetto Covid a cui si aggiunge ora un effetto Biden anche lui orientato come in Europa ad accelerare la transizione energetica. In particolare sono un pianto i dati del fracking: si parla di 44 bancarotte nel terzo trimestre del 2020, 500 dal 2016, altre 150 che potrebbero esserci entro il 2022, e un passivo del settore da 3 miliardi, che si aggiunge ai 30 miliardi di dollari che si erano accumulati dal 2017. Insomma, altro che acqua come petrolio! La prospettiva è che l’acqua varrà di più del petrolio.

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